L’ematoma dopo il prelievo ematico è una delle complicanze più comuni e temute da chi si sottopone agli esami del sangue. Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti solo di un livido dopo prelievo ematico lieve e passeggero, a volte può trasformarsi in un vero e proprio ematoma da prelievo ematico, doloroso, gonfio e persistente.
Capire quando preoccuparsi, cosa fare, come prevenirlo o come velocizzare il riassorbimento è fondamentale per affrontare la situazione con consapevolezza. In questo articolo rispondiamo alle domande più frequenti sui lividi dopo il prelievo, con indicazioni pratiche, spiegazioni semplici e consigli utili da conoscere per affrontare anche le situazioni più difficili.
Indice
Qual è la differenza tra ematoma e livido?
L’ematoma dopo il prelievo ematico è una raccolta di sangue nei tessuti dovuta a uno stravaso di sangue venoso, più o meno esteso, al di fuori del circolo venoso.
Quando la presenza di sangue è più superficiale e si limita a un livido superficiale, è più corretto parlare di ecchimosi.
Per ricapitolare: con livido si intende in modo generico la formazione di una macchia cutanea di colore violaceo (che può assumere sfumature gialle, verdi o bluastre) dovuta a uno stravaso di sangue, spesso causato da un trauma o da un prelievo venoso.
“Livido” è quindi il termine comunemente usato sia per indicare l’ecchimosi (superficiale, non grave) sia l’ematoma (più profondo, dolente e visibilmente gonfio).
È proprio la differenza tra ecchimosi ed ematoma a fare la differenza nella gestione.
Con ecchimosi si intende una perdita di sangue superficiale, di dimensioni contenute (all’incirca come una moneta), non dolente, non gonfia e priva di arrossamento.
Con ematoma, invece, si intende uno stravaso più abbondante, che provoca un gonfiore visibile sulla cute, arrossamento, dolore e che può rappresentare un problema più rilevante rispetto al primo caso.
È fondamentale conoscere la differenza tra le due condizioni: se la prima non comporta generalmente rischi, la seconda potrebbe richiedere una valutazione medica.

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Perché viene l’ematoma dopo un prelievo?
Quando l’infermiere o il medico effettua un prelievo ematico, spesso si scontra con vene profonde e difficili, sia da vedere che da palpare.
In questi casi, per l’operatore che esegue il prelievo, può risultare complicato individuare correttamente la vena e, per quanto possa essere abile, la venipuntura si esegue spesso un po’ “alla cieca”, approssimando la zona in cui si trova il vaso.
Purtroppo, durante questa manovra, può capitare di perforare accidentalmente vene di piccolo calibro o addirittura oltrepassare quella desiderata, causando emorragie più o meno importanti: ecchimosi nel primo caso, ematoma nel secondo.
Da queste piccole lesioni può fuoriuscire sangue venoso, che si riversa nei tessuti circostanti. Prima che venga completamente riassorbito, può essere necessario attendere da qualche giorno a qualche settimana, a seconda della quantità di sangue fuoriuscito.
Altre volte, le cause di un ematoma dopo il prelievo ematico non sono legate all’errore dell’infermiere o del medico, che possono aver eseguito la procedura in modo corretto, ma al fatto che il paziente si è distratto e non ha premuto adeguatamente il tampone per il tempo necessario.
Oppure, dopo averlo fatto, ha utilizzato o sforzato il braccio troppo presto, causando una riapertura della vena con conseguente stravaso.

Cosa fare per evitare l’ematoma dopo il prelievo ematico?
Evitare al 100% l’ematoma dopo il prelievo è purtroppo impossibile, nonostante l’enorme disagio per il paziente e il dispiacere dell’operatore quest’evenienza è difficile da escludere quando si procede al prelievo ematico, ma esistono diversi accorgimenti che possono ridurre notevolmente la probabilità che si formi un ematoma da prelievo ematico e per non far uscire il livido dopo il prelievo.
Si tratta di semplici gesti, ma se seguiti con attenzione possono fare davvero la differenza:
- Dopo il prelievo, mantenere per almeno cinque minuti una leggera ma decisa pressione sul batuffolo di cotone posto sul sito del prelievo (Healthline, 2025), (CPE, 2012)
- Continuare a premere se si nota che il sangue continua a impregnare il cotone (Healthline, 2025)
- Non piegare il braccio per stringere il batuffolo, ma tenerlo disteso per diversi minuti (CPE, 2012)
- Rimuovere il cerotto solo dopo alcune ore (UW Medicine, 2013)
- Durante il prelievo, evitare di contrarre i muscoli del braccio, se non richiesto (Healthline, 2025)
- Se si assumono farmaci che fluidificano il sangue (come antiaggreganti o anticoagulanti), informare sempre l’operatore prima dell’esecuzione del prelievo (Healthline, 2025)
- Non sforzare il braccio nelle ore successive, evitando sollevamenti di pesi o movimenti intensi (NHS)
- Se avete già esperienza di “prelievi difficili” o di vene che si rompono facilmente, informate l’operatore e indicate se possibile dove sono stati effettuati i prelievi precedenti o se o se preferite che venga usato un ago a farfalla
- Dopo il prelievo, controllare più volte l’area interessata per rilevare tempestivamente eventuali segni di ematoma (UW Medicine, 2013)
Per ridurre il gonfiore o la formazione di lividi, applicare un impacco freddo per 20 minuti nelle prime 24 ore, poi caldo dal secondo giorno (NHS)
Quando un ematoma deve preoccupare?
In genere, la quasi totalità degli ematomi o delle ecchimosi si stabilizza rapidamente e, oltre a un lieve danno estetico temporaneo, non comporta particolari problemi.
Il livido dopo prelievo ematico tende a cambiare colore nel tempo: da un blu-viola scuro, vira verso il verde, per poi assumere sfumature marroni e infine giallo chiaro, prima di scomparire completamente. Questa progressione cromatica è un buon segnale, indicativo del riassorbimento del sangue nei tessuti.
Un’ecchimosi può risolversi entro una settimana, mentre un ematoma da prelievo ematico più esteso può richiedere anche due o tre settimane, a seconda delle condizioni del paziente.
L’aspetto fondamentale è monitorare che l’ematoma dopo il prelievo ematico non aumenti di dimensioni, non provochi dolore intenso o arrossamenti marcati, e prosegua nella sua evoluzione cromatica.
Diversa è la situazione in cui, nel sito del prelievo, si sviluppa un ematoma che nel giro di poco tempo solleva visibilmente la cute, peggiora con il passare delle ore, è gonfio, dolente e caldo al tatto. In questo caso è consigliabile contattare tempestivamente il medico o l’infermiere del centro prelievi per una valutazione.
Se gli operatori non sono reperibili (per orari chiusi o giorni festivi), è opportuno rivolgersi alla continuità assistenziale.
Il medico potrà suggerire come trattare l’ematoma da prelievo ematico con una terapia topica o decidere se siano necessari ulteriori accertamenti. Nei casi peggiori, in assenza di assistenza, e se la situazione peggiora, è consigliabile recarsi al pronto soccorso.
Nella maggior parte dei casi, comunque, l’applicazione di creme a uso topico (sotto consiglio del farmacista di fiducia) è sufficiente a velocizzare il riassorbimento. Si tratta solitamente di gel o pomate a base di glicosaminoglicani e/o antinfiammatori.
Nei casi più complessi, in cui è necessaria assistenza clinica, il medico potrebbe decidere di indagare la presenza di eventuali disturbi della coagulazione e danni ai tessuti prescrivendo esami specifici che, con buona probabilità (per la gioia del paziente), includeranno, purtroppo, un nuovo prelievo di sangue.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
Fonti scientifiche:
- Center for Phlebotomy Education (2012). Ten Tips for Halting Hematomas. phlebotomy.com
- UW Medicine Staff. After you blood draw. Hematoma care instructions. University of Washington Medical Center
- NHS. Bruising and arm pain. blood.co.uk