Équipe di espianto organi e infermiere strumentista: non un lavoro per deboli

Sara Isopi 14/02/20
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La stimata collega e mentore Cherylyn Pangaibat ci racconta la sua esperienza in qualità di strumentista nelle équipe di espianto organi. In qualità di infermiera strumentista ha alle spalle quasi due decadi di esperienza in strutture sanitarie di eccellenza. L’articolo in inglese, da cui questo è tradotto col consenso dell’autrice, è liberamente consultabile.

Quando il tempo è tutto

La mia avventura come infermiera strumentista è costellata di scene alla Grey’s Anatomy. Immaginate l’elisoccorso atterrare sul tetto dell’ospedale. Immaginate un paziente coinvolto in un grave incidente stradale. Immaginate la necessità di sottoporlo a immediato intervento chirurgico per salvargli la vita.

Il tempo diventa essenziale in situazioni al confine tra vita e morte.

In emergenza non si ha il tempo di eseguire un meticoloso lavaggio chirurgico delle mani o per effettuare un meticoloso conteggio delle garze e dello strumentario chirurgico. Questo perché in momenti come questo, la sterilità e la conta chirurgica sono soltanto aspetti secondari all’impellente necessità di salvare la vita del paziente, letteralmente appesa a un filo.

Questo tipo di esperienza mi ha spinto a diventare un’infermiera migliore. Posso dire con orgoglio di aver costruito nel corso degli anni una buona dose di competenze e conoscenze attraverso la mia esperienza clinica. Il segreto del mio successo si basa su una decade di lavoro come infermiera di sala operatoria nel più grande ospedale terziario delle Filippine e in seguito in un ospedale del Galles, centro di riferimento per traumi maggiori.

La scelta di lavorare nell’équipe espianto organi

Nonostante la mia estesa esperienza professionale, sentivo che non era abbastanza. Volevo di più. Una cosa non avevo ancora fatto nella mia carriera professionale: infermiere nei trapianti d’organi. La strada che mi ha portato a realizzare questo sogno non è stata semplice. La vita ha avuto un modo molto misterioso di mostrarmi ciò a cui ero destinata.

Anni fa mi trasferii in una cittadina del Bedforshire per motivi personali. Scoprii che l’ospedale mi offriva solo un contratto a tempo determinato. Iniziai così a cercare un lavoro che mi offrisse maggiore stabilità. 

Mi venne così offerto un lavoro nel più prestigioso ospedale oftalmico di Londra. Nessuna offesa per le infermiere oftalmiche, ma non era il settore adatto a me. Cercai ancora e mi candidai presso uno dei maggiori policlinici universitari di Londra. La selezione fu dura e passa attraverso cinque fasi: 

  • Esame sui dosaggi farmacologici
  • Esame sulla teoria infermieristica
  • Discussione di gruppo
  • Esame pratico
  • Esame orale davanti a un pannello di esperti

Alla fine del giorno ero esausta, ma ne era valsa la pena: avevo ottenuto un lavoro nelle sale operatorie dedicate alla chirurgia epatobiliare.

Trapianto d’organi non persone deboli

Fare parte del più grande dipartimento dell’Inghilterra, il terzo nel mondo, dedicato al trapianto di fegato non è esattamente come fare una passeggiata in un parco. Una cosa mi fu chiara dall’inizio: occuparsi di trapianto d’organi non è cosa per gente debole (o per professionisti scarsamente preparati (n.d.T.)).

Vi potreste ora chiedere perché . Quanto è realmente difficile essere un infermiere dei trapianti d’organi? In che modo un trapianto è diverso da qualsiasi altra procedura?

Permettetemi di spiegarvi. Reni, cuore, polmoni, fegato, pancreas e intestino sono organi che sono stati trapiantati sia da donatore vivente che da donatore cadavere. Io mi occupo di trapianto di fegato. 

Il trapianto di fegato

Il trapianto di fegato ha tre fasi:

  • Espianto (Organ Retrieval)
  • Epatectomia
  • Trapianto

Tutti i membri dell’équipe sono addestrati come team ad eseguire specifici compiti durante queste tre fasi e ricevono una meticolosa formazione per quel che riguarda l’irrorazione del fegato. 

Durante il mio training come infermiera di espianto d’organi addominali, mi venne mostrato il mio compito solo per due notti. Dopodiché fui lasciata da sola. Il team che si occupava dell’espianto era così composto: 

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L’infermiere strumentista nei trapianti d’organi

L’infermiere strumentista nell’équipe trapianto d’organi è il solo responsabile dell’organizzazione dei materiali, fluidi e strumenti. Una sua mancanza o errore può compromettere la riuscita dell’intero intervento con esiti drammatici per il paziente in attesa di ricevere l’organo (n.d.T.). Nonostante il perfusionista aiuterà a connettere l’elettrobisturi e l’aspiratore, durante l’espianto lo strumentista rappresenterà, da solo, un intero esercito. 

Deve essere altamente organizzato. Non tutti gli ospedali hanno a disposizione i materiali necessari, bisogna prevedere tutto ciò che potrebbe servire. Ad esempio, in alcuni ospedali sarà addirittura difficile trovare soluzione fisiologica congelata.

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore

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In questo grande ospedale londinese, sono stata anche formata a perfondere correttamente l’organo espiantato. Dimenticatevi del trapianto d’organi. Se non si perfonde l’organo in maniera adeguata con l’apposita soluzione, non importa quanto sia bravo il chirurgo che lo dovrà impiantare: sarà un fallimento. La responsabilità di mantenere l’organo vitale per garantire il successo del trapianto sarà anche nelle abili mani dell’infermiere strumentista. 

Il trapianto d’organi con donazione dopo arresto circolatorio

L’espianto di organi da cadavere prevede due metodiche di intervento a seconda che si tratti di donazione dopo arresto circolatorio (donation after circulatory death) o di donazione dopo morte cerebrale (donation after brain death).

La donazione dopo morte circolatoria è un tipo di donazione d’organo dove tutte le cure che sostengono la vita del paziente verranno interrotte dopo il consenso del parente più prossimo. 

L’équipe di espianto d’organi è in stand-by , pronta ad eseguire la procedura. Una volta che il paziente è morto, bisogna attendere 5 minuti finché l’infermiere specializzato in trapianti d’organo (Specialist Nurse Organ Donation) confermerà che il paziente non ha più un battito auscultabile. Una volta che il paziente è stato dichiarato morto, la procedura inizia.

Se vi è mai capitato di assistere alla riparazione di una rottura di aneurisma dell’aorta addominale, allora avete un’idea di cosa si sta parlando. Eppure, immaginate di dover essere 10 volte più veloci.  Ogni membro del team ha il suo ruolo specifico. Nessuno può permettersi di commettere errori, perché il successo della procedura dipende dal tempo impiegato. Una prova mentale della procedura va fatta dall’intero team prima di eseguirla. 

La parte più dolorosa, durante l’attesa, consiste nell’ascoltare il dolore dei parenti che piangono i loro cari.

E attenzione! La morte non sceglie in base all’età e ci saranno occasioni in cui si espianteranno organi da pazienti pediatrici. 

Il mio team fu chiamato in uno dei più grandi ospedali pediatrici per un espianto e io quel weekend, sfortunatamente, ero reperibile. Il mio incubo più grande si materializzó quando dovemmo prelevare un organo da un bambino della stessa età di mio figlio. Per tutto il viaggio verso l’ospedale, continuai a pensare a quale strategie di coping avrei attuato per superare lo schock emotivo. Fummo, in quell’occasione, testimoni del dolore  e dell’agonia dei genitori nella stanza destinata all’anestesia.

Il trapianto d’organi con donazione dopo morte cerebrale

La donazione dopo morte cerebrale è molto più semplice. Il tempo medio per eseguire la procedura è di circa 5 ore dal momento dell’incisione chirurgica. Il solo ostacolo che si può avere è quando è coinvolto anche il team cardiaco. Gli organi espiantati a cuore battente sono ben perfusi fino al momento in cui si infonde l’apposita soluzione. Ma questo è argomento per un’altra discussione.

Le qualità dell’infermiere strumentista nel trapianto d’organi

Un infermiere che si occupa di espianto d’organi non ha bisogno solo di una grande stabilità emotiva, ma anche di una grande forza fisica. Il team è chiamato a spostarsi a seconda del luogo in cui si trova il paziente. Alle volte ci si sposta all’interno di Londra o si raggiungono altri ospedali del regno Unito. Ma ci sono casi in cui si deve anche andare in altri ospedali europei. Nella mia carriera professionale mi sono spinta fino a Malta per espiantare organi destinati a pazienti in attesa di trapianto, che aspettavano l’esecuzione dell’intervento di trapianto in Italia, in Francia e in Inghilterra. 

La volta in cui lavorai più a lungo, fu quando lavorai senza paura per 36 ore. E quella fu la volta in cui fui inviata a Malta. Può sembrare una cosa scontata, ma fu una sfida restare svegli durante la procedura chirurgica. 

Ciononostante l’infermieristica dei trapianti di organo è un settore altamente specializzato e molto gratificante, anche se pochi colleghi prenderanno in considerazione di percorrere questa strada difficile.

Non intendo distogliere i neo-laureati dall’occuparsi di questo settore della professione infermieristica, bensì offrire un’idea di quanto sia stimolante. E probabilmente non esagero quando dico che non è una carriera per persone deboli.

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Sara Isopi

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