Esiste un identikit dei genitori killer? Parola alla psichiatra

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Una terribile tragedia ha colpito una famiglia nel messinese: la piccola Elena, di soli 4 anni, è morta in seguito alle ferite infertegli da sua madre (VEDI), una studentessa di Infermieristica 23enne giunta all’ultimo anno del suo percorso.

Un identikit non c’è

Come sempre, di fronte a questi terribili casi di cronaca nera, diventa quasi impossibile non domandarsi: tutto ciò si poteva evitare? Esistono dei segni premonitori che possano in qualche modo permettere l’individuazione di questi potenziali genitori killer?

A tale quesito ha risposto la dott.ssa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana, con un commento pubblicato dall’Agenzia Dire (VEDI): “Non esiste un identikit di madri o padri killer”, ha spiegato la professionista.

Ascolto e prevenzione

Che ha continuato: “Bisogna dare ascolto a chi ha un disagio e intercettare la sofferenza dei genitori molto giovani che si trovano in una condizione di disagio psicologico o soffrono di depressione, per mancanza di un partner, che hanno un forte disagio socio-economico; che per paura o vergogna non si rivolgono a una rete sociale di aiuto: quei bambini, i figli di questi genitori, sono a rischio”.

La parola d’ordine è soprattutto una, quindi: Prevenzione, soprattutto per i giovani che hanno grandi attese sulla maternità e che invece nei primi due anni di vita dei loro figli possono finire in un baratro.

Il Rapporto Eures 2019

“Secondo il Rapporto Eures 2019 i figlicidi in Italia sono stati 473. Sono i maschietti maggiormente le vittime. I moventi sono in quest’ordine: patologie psichiatriche (al primo posto la psicosi post partum); la sindrome di Medea (ovvero la vendetta contro il partner); i maltrattamenti e abusi; la ‘sindrome da scuotimento‘ del cui rischio spesso i genitori non si rendono conto, e sono quelli che si consegnano subito, e infine la conflittualità tra genitori”.

E la pandemia da Coronavirus, che ha stravolto le nostre vite, di certo non ha aiutato. Ma secondo Lucattini a colpire la salute psichica della popolazione, aggravandone il disagio, sono stati anche “la crisi del lavoro, l’isolamento, la paura”.

L’appello

La psichiatra conclude con un appello affinché le persone “chiedano aiuto” alle reti pubbliche e ci sia “maggiore attenzione all’ascolto” e a saper intercettare in tempo segnali di difficoltà e di pericolo.

“La vita da incubo degli infermieri italiani…”

Alessio Biondino

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