Fake News Sanitarie e Clickbait: Facebook chiede agli utenti di combatterle

Redazione 26/04/18
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Ogni giorno veniamo bombardati, soprattutto negli ultimi anni, da fake news sanitarie sui social network. Notizie a volte palesemente false (che sorprendentemente fanno tanti lettori), altre volte più sottili e ambigue, chiamate “Clickbait” o esca da clickspesso fatte apposta per attirare il click e aumentare visitatori e quindi le entrate pubblicitarie senza curarsi di diffondere menzogne o pericolose calunnie tra gli utenti.

Come difendersi da chi diffonde fake news sanitarie e clickbaiting?

È passato quasi in sordina ma Facebook, qualche tempo fa, ha fornito un decalogo per riconoscere i contenuti da evitare come fake news, bufale e clickbait, che anche nel nostro ambiente sanitario pullulano.

L’obiettivo per il social è quello di ridurre la circolazione delle stesse e quindi diminuire l’impatto nei confronti degli utenti meno capaci di discernerne la validità. In Italia, nel frattempo, è stato per molto tempo in discussione in Parlamento un disegno di legge che prevedeva multe e carcere per chi diffonde bufale particolarmente pericolose. Ricordiamo l’impatto fortissimo che ha provocato la fake news sanitaria della correlazione tra vaccini e autismo.

 

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

 

L’obiettivo del decalogo di Facebook

Il decalogo è stato reso disponibile per tre giorni, in via sperimentale, e poi interrotto per ragioni ignote. Ma si sa che in rete nulla scompare per sempre e la redazione di LeggiOggi.it ne ha conservato memoria per i posteri.

L’obiettivo come già detto, è quello di ridurre la circolazione di notizie false o tendenziose e Facebook, il social dove maggiormente queste notizie circolano, si è sempre schierato contro, un po’ perché non ci guadagna nulla un po’ perché contro la mission che il giovane Zuckerberg si è sempre proposto: unire le persone.

Ridurre la circolazione per ridurre i flussi di traffico verso questi siti e farli appassire per sempre. Per avere una rete di contenuti validi e utili è richiesto da tutti noi un piccolo sforzo e di pensiero critico.

Ripetendo il concetto:chi diffonde clickbait o fake news lo fa con l’intento  di guadagnare con la pubblicità e non per diffondere notizie false. Per loro ricevere numerosi click vuol dire aumentare i guadagni. Ridurre il numero di visite al sito fa guadagnare molto meno chi li gestisce, e dunque li scoraggia dal pubblicare altre bufale.

È impensabile che Facebook possa censurare direttamente alla pubblicazione questi contenuti, sia perché sarebbe necessario un numero spropositato di persone per controllare tutto quello che viene pubblicato sia perché solo esperti del settore sono in grado di capire cosa è vero e cosa è falso.

Il decalogo per riconoscere le notizie false

Ecco allora di seguito il decalogo contro le fake news presentato da Facebook e raccolto da Leggi Oggi.

  1. Non ti fidare dei titoli: le notizie false hanno spesso titoli altisonanti, sono scritte in maiuscolo e presentano molti punti esclamativi.
  2. Guarda bene l’URL: un URL improbabile o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa.
  3. Fai ricerche sulla fonte: se la notizia proviene da una testata giornalistica che non conosci, cerca di scoprire di più sulla sua credibilità.
  4. Fai attenzione alla formattazione: se l’impaginazione del testo è strana e la grafia approssimativa, probabilmente si tratta di una notizia poco attendibile.
  5. Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati.
  6. Controlla le date: un uso palesemente errato delle date e della cronologia degli eventi potrebbe significare che la notizia è poco attendibile.
  7. Verifica le testimonianze: controlla sempre, quando possibile, le fonti dell’autore.
  8. Controlla se le altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa.
  9. La notizia potrebbe essere uno scherzo: controlla il tono dell’articolo, che in alcuni casi potrebbe essere ironico o satirico.
  10. Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online.

 

E voi avete esempi da fare? Non vi capita mai di leggere dei titoli altisonanti che una volta letti vi hanno fatto sentire presi in giro? Parliamone nei commenti! (Anche questo è clickbait 😉 !)

 

Fonte: LeggiOggi.it

 

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