Fu accusato di essersi drogato in servizio e di peculato: infermiere assolto “perché il fatto non sussiste”

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Sarebbe stato tutto un grosso errore. Eppure, senza pietà, un infermiere cinquantenne fu sbattuto sulle prime pagine dei giornali come drogato (con l’aggravante di aver assunto sostanze in servizio) e ladro, visto che fu anche accusato di aver sottratto alcuni medicinali oppiacei.

Tutto ebbe inizio nell’inverno del 2019: nell’unità operativa dove l’uomo lavorava sparirono diverse confezioni di Fentanest, per un totale di circa 10 fiale. Non si capì mai chi le aveva prese e perché. Poi, in estate, il cinquantenne fu trovato in un bagno del Policlinico San Donato praticamente in overdose mentre era in servizio.


Fu subito soccorso e salvato, con la Asl che fece partire un’indagine interna i cui accertamenti sfociarono solo in una lettera di richiamo verso il professionista “incriminato”. Che fu però poi accusato di peculato dalla Procura di Arezzo.

Si aprì il dibattimento, con la Asl Toscana sud est costituitasi parte civile, in cui l’infermiere raccontò la sua verità: quel giorno sarebbe dovuto andare in sala operatoria, ma come gli capitava spesso in quel periodo aveva problemi di stomaco. Perciò avrebbe deciso di assumere un antiemetico (droperidolo) ed è lì che avrebbe commesso un grossolano errore: aveva preparato la fiala da iniettarsi insieme a quelle col fentanest destinate alla sala operatoria, ma al momento in cui si è recato in bagno per risolvere il suo problema gastrico avrebbe impugnato la preparazione sbagliata.


Un errore grave, certo. Ma verosimile: il professionista era esperto (con un’esperienza ultraventennale) e sapeva bene che quel dosaggio di Fentanest poteva essere letale, perciò è sembrato a tutti (colleghi inclusi) assurdo che possa aver pensato di iniettarselo tutto insieme. Per di più, il collega si è poi sottoposto volontariamente anche a ripetuti test antidroga, che nel tempo hanno sempre dato esito negativo.

È notizia di ieri che l’uomo (VEDI Arezzo Notizie), assistito dagli avvocati Davide e Tommaso Scarabicchi, dopo tre anni di odissea giudiziaria è stato assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste.

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a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino