Dopo quella da Covid, la comunità scientifica ha allertato i leader mondiali sulla possibilità che possa presto affacciarsi una nuova pandemia. La malattia, che potrebbe fare la propria comparsa nei prossimi anni, ha un nome che incute già un certo timore: è stata infatti denominata ‘X’ e, secondo gli esperti, potrebbe essere peggiore dell’ultima e causare molte più vittime degli oltre 20 milioni di morti in tutto il mondo ascrivibili al coronavirus. La notizia trova spazio sull’edizione online del ‘Daily Mail’ ed è staa rilanciata dall’Agenzia DIRE.
Il quotidiano britannico ricorda infatti che se la pandemia influenzale del 1918-1919, la ‘spagnola’, provocò la morte di almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo, il doppio di quelle uccise durante la prima guerra mondiale, oggi potremmo aspettarci un bilancio di vittime simile da uno dei tanti virus già esistenti. Ebola, riporta l’articolo del ‘Daily Mail’, ha un tasso di mortalità di circa il 67%, l’influenza aviaria ha raggiunto il 60%, e la Sindrome respiratoria medio-orientale (Mers) è pari al 34%. Ancora non si può sapere con esattezza quello del prossimo virus letale, ma, precisano gli esperti, probabilmente ci sarà, e il suo impatto sarà devastante.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva incluso ‘la malattia sconosciuta’ nell’elenco degli agenti patogeni già nel 2018, prima della comparsa del coronavirus. Gli esperti dell’Oms hanno inoltre sottolineato che il virus non si è ancora materializzato e che sono dunque al lavoro per monitorare, prevedere ed evitare la mancanza di preparazione che ha avuto la pandemia da Covid-19. Più di 300 scienziati di tutto il mondo si sono uniti per cercare di anticipare la comparsa della patologia, definita ‘Malattia X’ proprio perché ancora non si conosce in cosa consisterà esattamente, da cosa sarà causata, in quale modo si trasmetterà o con quali sintomi si manifesterà.
Il nuovo e misterioso virus è in fase di ricerca presso il Centro per lo sviluppo e la valutazione dei vaccini, che ha sede nel campus dell’Agenzia britannica per la salute e la sicurezza a Porton Down, vicino a Salisbury, nel Wiltshire. “Il Covid non è qualcosa di lontano“ – ha affermato la professoressa Jenny Harries, amministratore delegato della UK Health Security Agency (Ukhsa), che gestisce il laboratorio. Per prevenire una prossima pandemia, la strategia consiste nella creazione di tecnologie e piattaforme agili e adattabili a qualsiasi minaccia che si presenti. Ciò, spiegano gli scienziati, garantisce che sia la diagnosi precoce che lo sviluppo di un antidoto possano essere effettuati in modo efficace e rapido, riducendo al minimo l’impatto di una possibile futura pandemia.
A oggi gli studiosi sono a conoscenza di 25 famiglie di virus, ciascuna delle quali comprende centinaia o migliaia di virus diversi, ognuno dei quali potrebbe evolversi fino a causare una pandemia. Peggio ancora, stimano che potrebbero esserci più di un milione di virus non ancora scoperti e potenzialmente in grado di passare da una specie all’altra, mutare drasticamente e uccidere milioni di persone. Secondo la ex presidente della task force sui vaccini del Regno Unito, Kate Bingham, “è fondamentale scoprire, prima della prossima pandemia, una raccolta di diversi prototipi di vaccini per ogni famiglia di virus minacciosa di cui siamo a conoscenza. Avremmo quindi un vantaggio, perché saremmo in grado di progettare quei vaccini per colpire le caratteristiche molto specifiche della Malattia X”.
“I vaccini” – ha tenuto a sottolineare – “non sono l’unica risposta, ovviamente. Dobbiamo investire urgentemente in sistemi all’avanguardia per la sorveglianza internazionale delle potenziali minacce virali”. Bingham, che ha individuato tre fattori chiave come la globalizzazione, il sovrappopolamento delle città e la deforestazione, i quali hanno creato le “condizioni ideali affinché i virus possano passare da una specie all’altra”, ha inoltre affermato che “il passo successivo logico è quello di avere un unico organismo globale responsabile della risposta alla Malattia X. Quello più ovvio è che a prendere il comando sia la Coalizione per le innovazioni sulla preparazione epidemica, Cepi, che lavora in stretta collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità”. Lanciata a Davos nel 2017 per sviluppare vaccini contro le future epidemie, Cepi sta attualmente lavorando a un piano quinquennale per comprimere lo sviluppo del vaccino a 100 giorni e creare una vera e propria biblioteca di vaccini.
“Infine” – ha concluso Kate Bingham – “tutti dovrebbero accettare di firmare un Trattato sulla pandemia globale. Un fatto, questo, che consentirebbe la condivisione aperta di informazioni tra scienziati e medici e darebbe una chiara responsabilità per lo sviluppo e la produzione dei vaccini”.
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