Il presidente Opi: “In Italia non ci sarà MAI ciò per cui gli infermieri fuggono all’estero”

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Aurelio Filippini, presidente Opi Varese, non ha dubbi: se gli infermieri italiani vanno in Svizzera e ci rimangono, è perché al di là dell’aspetto economico sanno bene che gli altri problemi dell’infermieristica italiana, come l’assenza di incentivi, la carenza di formazione, le condizioni di lavoro al limite della follia e gli scatti di carriera inesistenti non verranno mai risolti.


Mai. Avete capito bene. A precisa domanda «Gli infermieri vanno via per tutto ciò che in Italia non c’è (incentivi, formazione, scatti di carriera, ecc.), ma non ci sarà mai?» (VEDI Rete55), infatti, il presidente ha risposto con un rassegnato: «Se vuoi una risposta onesta… No. Credo sia difficile. Molto difficile».

«È proprio strutturato il sistema in modo diverso in Italia» spiega il presidente. Che continua: «Non credo che riusciremo mai ad avere le stesse identiche condizioni che in questo momento ci sono in Svizzera».


Sulla terribile carenza di professionisti e sul conseguente arrivo di infermieri dal Sud America, Filippini ricorda che la massiva importazione di operatori sanitari tipica dei primi anni 90 non risolse affatto il problema. «Dobbiamo valorizzare e migliorare le condizioni di chi c’è in questo momento. Poi tutti gli aiuti sono validi» evidenzia il presidente.


Che conclude: «Non mi sento di dire che questa sperimentazione sarà una soluzione risolutiva. Forse non lo dirò neanche più avanti. Di sicuro, come per molte altre cose, sarà un aiuto. È il gioco dei vasi comunicanti: la Svizzera attinge da noi, noi attingiamo dal Sud America e un giorno vorrò capire da chi attinge il Sud America. Il gioco dei vasi comunicanti a volte abbassa il livello un po’ dappertutto, ma non riempie mai completamente il cilindro».


Ci sentiamo di dissentire solo su una cosa, caro presidente: in Svizzera, con gli infermieri italiani, che sono tra i più preparati d’Europa, è sicuro che il livello non si abbassi affatto. Qui da noi, invece, con “professionisti” dalla dubbia preparazione che arrivano non si sa bene come (VEDI Agrigento: studenti svolgono tirocinio come infermieri, ma il loro titolo in Italia non è riconosciuto e “Nessun controllo sugli infermieri che arrivano dal Sudamerica”) e senza conoscere niente della lingua italiana (VEDI Infermieri dal Brasile, c’è chi esulta al grido di: «Hanno discendenti veneti! Parlano il “taliàn”!» e “Gli infermieri non parlano italiano e mancano le divise per il cambio: RSA allo sbando”), la situazione ci sembra un tantino diversa. E più preoccupante.

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Alessio Biondino

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