Che i social network non possano più essere considerati solo un ‘diversivo’ per passare il tempo è oramai un dato di fatto. Tramite questi, infatti, rimaniamo in contatto con i nostri parenti/amici/conoscenti, ci informiamo, partecipiamo a discussioni sui più disparati argomenti, estendiamo la nostra vita sociale e addirittura ci aggiorniamo su argomenti utili per il nostro lavoro.
Pubblicare una foto, un pensiero o un dissenso sui social media, per i cittadini è ormai pura e semplice routine quotidiana. E, tra un mi piace e un commento, chissà perché, in molti fanno ancora fatica a comprendere che si è sempre e comunque responsabili di ciò che si asserisce.
E i professionisti sanitari come gli infermieri dovrebbero sapere anche che, quando si trovano davanti a una tastiera, anche se stazionano sul proprio divano, in ciabatte e ben lontani dal posto di lavoro, non smettono mai di rappresentare la categoria professionale di cui fanno parte.
Come chiaramente riportato nel Codice Deontologico degli Infermieri (2019), infatti: “L’Infermiere nella comunicazione, anche attraverso mezzi informatici e social media, si comporta con decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità; tutela la riservatezza delle persone e degli assistiti ponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni, il decoro e l’immagine della professione” (art. 28).
E ancora: “L’Infermiere, anche attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici e dei social media, comunica in modo scientifico ed etico, ricercando il dialogo e il confronto al fine di contribuire a un dibattito costruttivo” (art. 29).
È verosimilmente per non aver rispettato questi articoli del Codice che un professionista in servizio presso l’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, come riportato da casertanews.it, è stato sospeso per un mese dopo aver pubblicato alcuni post denigratori contro il proprio Ordine professionale.
Al momento non sono noti né il nome del sanitario sanzionato né i contenuti dei suoi post, ma ciò rappresenta comunque un precedente importante per ciò che concerne i possibili ‘controlli’ di chi dovrebbe vigilare (anche nell’etere) sull’aderenza dei professionisti al proprio Codice Deontologico.
Se ci fosse la stessa attenzione (da parte di tutti gli Ordini e magari anche della Federazione) per quanto riguarda la tutela del decoro professionale sul posto di lavoro degli infermieri italiani, sfruttati, sviliti e demansionati in tutto il bel paese, siamo convinti che si genererebbero precedenti ben più importanti e utili al buon nome della professione.
Certo, se poi si agisse anche in modo più convinto (magari a suon di querele) contro i media e le serie tv che massacrano l’infermieristica ogni giorno e senza ritegno (VEDI)… Si potrebbe davvero iniziare a sperare che prima o poi il vento cambi. Una volta per tutte.