Infermiere di ricerca: una figura molto importante, ma non ancora riconosciuta

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In un’intervista a Repubblica (VEDI VIDEO), la dott.ssa Chiara Ghidoli, Infermiera di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha spiegato bene in cosa consista la sua importantissima figura all’interno degli IRCCS.


«L’infermiere di ricerca è un ruolo molto importante ed è un professionista che si occupa della gestione, dell’assistenza e della pianificazione di tutti i pazienti che sono inseriti in studi clinici. Eroga quindi un’assistenza diretta al paziente instaurando un rapporto di fiducia e collaborazione e, dal momento in cui il paziente firma il consenso informato e rientra a far parte di uno studio clinico, noi gli organizziamo qualsiasi tipo di attività, dallo screening al trattamento fino a quando il paziente entra in follow up. E loro ci vedono come un punto di riferimento fondamentale per tutto il loro percorso.


Le attività principali che svolge l’infermiere di ricerca sono quelle di effettuare prelievi ematici, di farmacocinetiche e farmacodinamiche, organizzare lo screening al paziente nel momento in cui entra a far parte di uno studio clinico, sia che sia uno studio osservazionale sia che sia uno studio sperimentale, organizza la rivalutazione del paziente durante i cicli di terapia fino a quando entra in follow up, recupera il farmaco orale sperimentale ed effettua successivamente la riconciliazione per vedere la compliance del paziente, quante compresse ha assunto durante tutto il trattamento e somministra la chemioterapia sperimentale, che può essere in vena, sottocutanea o intramuscolare.


È una figura molto importante anche se ad oggi non ha avuto ancora un riconoscimento. Quindi siamo in attesa comunque della stabilizzazione, che venga valorizzato come ruolo, essendo un ruolo molto importante e anche per il rapporto che si instaura con il paziente e con i familiari durante tutto il trattamento.


Sei anni fa, all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, come infermiera di ricerca, ho iniziato a lavorare in chirurgia toracica: mi sono occupata di programmi di screening sulla prevenzione del tumore al polmone (tuttora mi occupo di questo). E successivamente sono andata anche a far parte dell’equipe dell’ematologia e seguo pazienti che fanno terapie sperimentali di fase 1, di fase 2 e di fase 3. Quindi sono due approcci al paziente completamente diversi, perché nel caso dello screening sono volontari sani, che entrano successivamente a far parte di una sperimentazione, e si può o meno verificare la neoplasia. Nel caso di pazienti ematologici sono pazienti che hanno o linfomi o meloni o leucemie, che hanno fallito diverse linee terapeutiche iniziali e entrano a far parte di un protocollo perché è l’ultima, diciamo, finestra terapeutica che hanno.

È un lavoro che mi piace molto, mi gratifica e sono molto contenta di aver accettato comunque di far parte di questo mondo meraviglioso che è la ricerca clinica». 

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Alessio Biondino

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