Infermiere scolastico: «Nelle Regioni si muove qualcosa di concreto»

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Che la territorialità dell’assistenza sanitaria rappresenti il presente e soprattutto futuro viene ripetuto costantemente da anni, nonostante si faccia seria fatica a organizzare servizi ai cittadini degni di tale nome. Eppure qualcosa, nonostante la terribile carenza di personale sanitario (soprattutto infermieristico) che attanaglia il nostro SSN, forse sta iniziando a cambiare.

Lo ha sottolineato, in un nuovo comunicato, il presidente nazionale del sindacato Nursing Up: «Per la prima volta in assoluto qualcosa di concreto si muove nel micromondo delle nostre Regioni e finalmente, dopo il Lazio, a distanza di qualche anno, anche in Toscana diventa realtà la figura dell’infermiere all’interno del complesso e delicato mondo scolastico. 


Una notizia che soddisfa sindacati come il nostro, che hanno sempre sostenuto come la chiave di volta per la ripartenza della sanità territoriale, il che significa collettività a 360 gradi, e quindi famiglia ma anche scuola, sia rappresentata dalla crescita costante dei nostri professionisti, alle luce delle progredite competenze, esercitabili in ogni ambito, anche al di fuori delle corsie degli ospedali.

Nello specifico, in Toscana, il progetto, nato grazie alla collaborazione gratuita di Almarei, prevede una complessa articolazione: l’attivazione di uno sportello infermieristico per insegnanti, famiglie e studenti, per avvicinare più che mai la figura dell’infermiere al mondo scolastico.


Sono previsti molti incontri formativi sull’igiene dentale e sull’educazione alimentare, sui corretti stili di vita e sulla gestione di alcune criticità sanitarie correlate a patologie comuni. Sessioni dedicate al primo soccorso per i ragazzi della scuola secondaria di primo grado. Il personale scolastico verrà formato all’utilizzo del defibrillatore nel paziente adulto e pediatrico da istruttori certificati a livello internazionale.

Siamo di fronte a un progetto lungimirante, le cui peculiarità erano state da noi sottolineate con una serie di comunicati stampa nel lontano 2020, quando, in piena pandemia, evidenziammo come sarebbe stato a nostro avviso fondamentale l’inserimento degli infermieri nella realtà scolastica italiana. 


Accogliemmo in modo propositivo, nel settembre 2020, l’iniziativa della Regione Lazio che, con l’ordinanza del 31 agosto 2020 numero Z00057, attraverso l’allora presidente Nicola Zingaretti, diede il via alle procedure di individuazione delle professionalità sanitarie a cui affidare l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo dell’infezione da virus Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’intero territorio regionale.

Sottolineammo anche con forza che non doveva e non poteva essere quello un caso isolato, il classico sassolino nell’oceano.

Chiedemmo e chiediamo ancora adesso che gli infermieri nelle scuole possano rappresentare figure strutturate, individuate attraverso l’assegnazione di nuove e specifiche risorse economiche, vista l’importanza del ruolo che rivestono, insomma chiediamo l’impiego costante e duraturo degli infermieri nelle nostre scuole. 


È qui, nelle scuole, “teatro” non solo di apprendimento ma di crescita sociale, che sarebbe opportuno introdurre una figura chiave come quella dell’infermiere, oggi più che mai anche educatore, in grado di supportare gli studenti nelle loro attività quotidiane, seguendoli passo per passo, sia in un percorso di formazione e conoscenza di tutte le regole di contrasto al diffondersi delle principali tipologie di malattie contagiose e diffusive, sia per fornire una vera propria formazione in educazione sanitaria, quella che manca negli istituti scolastici, quella che è fondamento per diventare cittadini informati e responsabili. 


Mi riferisco alle norme basilari di pronto soccorso, alla civica responsabilità sociale che ognuno di noi ha nel tutelare la propria salute e quella collettiva, cose che si dovrebbero apprendere dai primi anni di vita. 

Immagino una Italia dove finalmente l’infermiere, al pari del medico, insegna ai ragazzi la “cultura della salute”.

Da tempo chiediamo ai Governi che si sono susseguiti nel tempo, di modificare le regole e i contenuti dei programmi di studio e i criteri di reclutamento del corpo docente nelle scuole di ogni ordine e grado, e che ancora oggi, incomprensibilmente, non colgono l’opportunità di impiegare gli infermieri con laurea di primo livello in ruoli di insegnamento confacenti rispetto alle loro conoscenze. 

Penso poi ai bambini in difficoltà, ai portatori di handicap, agli studenti con patologie croniche: avere il supporto di un infermiere anche in ambito scolastico, vorrebbe dire tutelare e difendere il loro diritto allo studio».

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Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino