Infermieri costretti a raccogliere e smaltire calcinacci?

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Ospedali fatiscenti, organici ridotti all’osso, personale di supporto insufficiente o del tutto assente. Sono questi, solitamente, i tristi scenari in cui molti infermieri italiani si ritrovano a dover esprimere la propria professionalità.

Professionalità calpestata

Sempre che questa non venga del tutto calpestata, mortificata e ridicolizzata con ‘ordini’ che, addirittura, obbligano i professionisti a svolgere mansioni che nulla hanno a che fare con l’infermieristica o con qualsiasi altra professione intellettuale: pulire sale, presidi e raccogliere/smaltire calcinacci.

Avete capito bene, purtroppo. All’ospedale di Tarquinia (Viterbo) avverrebbe proprio questo. Almeno secondo la denuncia del sindacato Confael, affidata a una lettera inviata al direttore generale della Asl, ai vertici dell’Azienda e pubblicata da Il Corriere di Viterbo, (VEDI).

Confael: “Lesione della dignità”

Nel blocco operatorio verrebbe usato Whatsapp per impartire veri e propri ordini agli infermieri, “come accade nelle gerarchie militari. Ordini che cagionano un demansionamento e una lesione della dignità personale e professionale degli infermieri.

E’ di poche ore fa l’ultimo ordine impartito da una coordinatrice, la quale impone agli infermieri di turno il pomeriggio, la pulizia non solo della sala e dei presidi in essa presenti, ma anche la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti delle opere murarie che in questi giorni sono in essere nelle sale adiacenti” racconta Egidio Gubbiotto, segretario nazionale del Confael.

“Auspichiamo un pronto intervento dei NAS”

Una situazione, quella di Tarquinia, che non sarebbe più tollerabile anche e soprattutto per la sicurezza di pazienti e lavoratori: “Vorremmo accendere un riflettore sulle condizioni igienico-sanitarie nelle quale sono costretti ad operare infermieri, medici e i pochi operatori socio-sanitari presenti, condizioni che non si addicono a una struttura ospedaliera, men che meno a un blocco operatorio.

Siamo certi che sia doveroso, da parte delle autorità, verificare lo stato di fatto delle sale operatorie dell’ospedale di Tarquinia. Auspichiamo pertanto un pronto intervento dei Nas e della Procura della Repubblica di Viterbo alle quali abbiamo trasmesso i reperti in nostro possesso.

E’ nostra intenzione, però, mettere al corrente anche la direzione della Asl sulle condizioni di lavoro dei propri dipendenti, che sono sottoposti a demansionamento e vessati da chi, invece, con una posizione di coordinamento, dovrebbe in prima istanza garantirne la tutela”.

Autore: Alessio Biondino

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