Infermieri dall’estero? “Non si risolve così il problema della carenza”

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Cosimo Cicia, presidente OPI di Salerno e Vicepresidente Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), non ci sta: non è facendo arrivare infermieri da India, Perù o da chissà quale altro meandro del globo, che si risolverà la carenza di infermieri in Italia.

Le sue parole, affidate a un comunicato pubblicato da La Città (quotidiano di Salerno e provincia) ricordano come la carenza di infermieri sia ormai un problema di allarme nazionale. Di recente, sono state ipotizzate alcune soluzioni per affrontare questa situazione, al fine di evitare problemi nell’attuazione della riforma del territorio prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e garantire un’adeguata assistenza sanitaria.


E una delle proposte principali consiste nell’importare infermieri dall’estero, in particolare dall’India, per colmare le lacune di personale. Tuttavia, il presidente evidenzia come sia importante prestare attenzione al fatto che l’obiettivo dell’assistenza sanitaria e della professione infermieristica è la tutela della salute dei cittadini: per garantire questo obiettivo, sono necessari requisiti essenziali e vincolanti, nonché soluzioni innovative, poiché il semplice “placebo” non può essere una cura sufficiente.

Già, perché riguardo agli infermieri stranieri, la priorità principale è verificare la loro formazione e le capacità di comunicazione e relazione con i pazienti. Il nostro Codice Deontologico, d’altronde, afferma che “il tempo di relazione è tempo di cura”, il che implica che chi si avvicina a una persona debba saper comunicare con essa e possedere le competenze professionali garantite dalla formazione degli infermieri laureati in Italia.


Per Cicia è necessario chiudere la fase delle deroghe all’esercizio della professione istituite durante la pandemia e la situazione in Ucraina, in modo che gli ordini professionali possano riprendere la loro funzione e il Ministero della Salute possa ristabilire i necessari controlli. È fondamentale valorizzare gli infermieri che hanno studiato e svolto il tirocinio in Italia, adottando tutte le misure possibili per trattenere tali professionisti nel Servizio Sanitario Nazionale, evitando la fuga all’estero.

È importante lavorare sulle cause profonde della disaffezione verso la professione, come gli aspetti economici (gli stipendi degli infermieri italiani sono in media il 40% al di sotto della media degli altri paesi europei) e gli aspetti organizzativi (la professione infermieristica presenta poche opportunità di sviluppo di carriera e soffre di modelli obsoleti che non sono più applicabili nella complessità attuale del sistema).


Il presidente Opi sottolinea come, per quanto riguarda coloro che provengono dall’estero, sia fondamentale ritornare ai criteri di equiparazione/selezione precedenti all’emergenza (attualmente circa 12.000 operatori non sono sottoposti al controllo degli ordini professionali poiché sono entrati in Italia grazie ai decreti emergenziali, senza essere valutati in termini di competenze professionali, etica e deontologia necessarie per prendersi cura dei pazienti).

Per quanto riguarda i professionisti provenienti dall’Unione Europea, è necessario effettuare una verifica accurata dei titoli di studio secondo le norme comunitarie, nonché una valutazione attenta delle competenze linguistiche fondamentali per la comunicazione con i pazienti. Per i professionisti extracomunitari, è richiesto anche un certificato di onorabilità professionale rilasciato dall’autorità competente del paese di origine/provenienza, che attesti l’assenza di divieti o sospensioni nell’esercizio della professione.


Il nostro Codice Deontologico afferma anche che “nell’agire professionale l’infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il dialogo”. È oggettivamente difficile, se non impossibile, realizzare ciò se non esiste un livello di comunicazione e comprensione di base tra l’infermiere e il paziente, legato alla conoscenza della lingua.

Ma al di là di tutto questo… Da dove arriva la certezza che questi infermieri stranieri, adeguatamente preparati (si spera) scelgano proprio l’Italia o vi rimangano per un tempo utile, calcolando che il 18° Rapporto Crea Sanità ha evidenziato come il nostro paese non sia per nulla attrattivo per i professionisti sanitari stranieri?

Il presidente conclude esortando le istituzioni, comprese le Regioni, e il Governo a prestare maggiore attenzione alle richieste avanzate dalla FNOPI per affrontare la carenza di infermieri. Auspicando un cambio di paradigma e una pianificazione che tenga conto di una maggiore attrattività della professione e delle proposte operative e concrete già avanzate da chi di dovere in tutte le sedi.

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Alessio Biondino