Infermieri si dimettono dal pubblico e tornano da “esterni”: un paradosso in continua crescita

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«Da anni, lavorano gomito a gomito con i chirurghi dei trapianti e del cuore, si prendono cura dei pazienti più gravi, conoscono procedure e possibili problemi. Ma alcuni infermieri altamente specializzati si stanno licenziando da Asl e ospedali pubblici».


A denunciarlo è il TGR Piemonte (VEDI), che ricorda come molti di essi diventino poi liberi professionisti e rientrino nelle Asl come “esterni”, ovvero al servizio di agenzie chiamate a lavorare in appalto in Asl e ospedali, ma con stipendi più elevati e turni meno impossibili.


Il Nursind, per bocca di Francesco Coppolella, spiega che il fenomeno è sempre più frequente, soprattutto alla Città della Salute di Torino (tra gli ospedali Molinette, Sant’Anna, Cto e Regina Margherita)dove dal 2018 si sarebbero persi ben 500 infermieri.


«Stiamo perdendo grandi eccellenze infermieristiche per condizioni di lavoro inaccettabili. Condizioni di lavoro e riconoscimenti, diciamo non abbastanza adeguati: l’infermiere inizia a 1500/1600 e finisce a 1700/1750 dopo 40 anni di carriera» evidenzia Coppolella.


Dalla Regione Piemonte fanno sapere che il problema è oramai diffuso in tutta Italia e che gli infermieri sono davvero pochi: per questo è stato firmato un accordo coi sindacati che prevede l’assunzione di 2000 professionisti (indiani…?) entro il 2024 e in settimana è fissato un incontro di aggiornamento.

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Alessio Biondino

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