Infermiere supplente Mmg: medici e infermieri si oppongono

Redazione 10/06/22
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È caduta dal cielo come un asteroide la notizia secondo la quale gli infermieri lombardi faranno da supplenti ai medici di medicina generale.

La grave carenza di medici di base nella regione ha ispirato la vicepresidente regionale ad avviare una sperimentazione in alcune Asst per sostituire e compensare all’assenza dei medici di base. Le associazioni mediche si oppongono fermamente ma Letizia Moretti conferma in un video le sue intenzioni.

Infermieri come supplenti dei medici di famiglia: Fimmg non ci sta

Parole irrispettose nei confronti dei medici e del loro lavoro, parole irrispettose nei confronti degli infermieri, come se questi ultimi fossero dei “piccoli medici” e non avessero una professionalità distinta e autonoma”. Durissime le parole della Fimmg, la federazione nazionale dei medici di famiglia, che si oppone alla sperimentazione dell’infermiere per compensare alla grave carenza di assistenza medica in regione.

Secondo l’associazione le parole di Letizia Moratti sono “sconcertanti per i cittadini lombardi, molti di loro privi del medico di famiglia, che si vedono proporre come “supplente” un infermiere. Qui non si tratta più di task shifting ma di politiche di guerra o da paese in via di sviluppo. Certo, in un contesto di questo tipo, sembra superfluo discutere di responsabilità professionali o di problemi assicurativi”.

L’infermiere non ha le competenze adeguate

Forse solo le parole di Guido Quici (Cimo-Fesmed) sono ancora più vivaci: “L’assessore Moratti si è forse dimenticata che diagnosi e prescrizione delle terapie spettano al medico? Cosa dovrebbero fare gli infermieri-supplenti?“.

Vengono poste questioni importanti all’assessore riguardo la sperimentazione in corso e su come è stato affrontato il problema generale della sanità lombarda: “pensa davvero – continua Quici – che ci siano infermieri disposti a rinunciare al loro ruolo fondamentale di assistenza al paziente per caricarsi di responsabilità cui non sono preparati?”. 

Secondo il presidente Quici, oltre ad un fattore prettamente professionale, gli infermieri non dispongono delle necessarie competenze per l’assistenza clinica del paziente: “Sarebbe pronta a farsi visitare e curare da chi non ha le competenze adeguate, e spiegare ai cittadini che chiunque è meglio di nessuno?”.

Moratti conferma Infermiere supplente in un video

Eppure dal video pubblicato da QuotidianoSanita.it su intervista dell’Agenzia Dire non sembra ci sia spazio per le incomprensioni, la sperimentazione è in corso. Nella stesso video, inoltre, l’assessore Moratti accenna anche ad una eventuale rimozione del vincolo di esclusività per l’infermiere, istanza già discussa con il ministro.

Anche il Coordinamento Regionale OPI della Lombardia si pronuncia sulla questione, con una nota in cui gli infermieri lombardi si uniscono alle principali istituzioni mediche e confermano senza alcuna esitazione: “le figure professionali mediche e infermieristiche hanno competenze diverse, non sovrapponibili né interscambiabili, ma sicuramente sinergiche e complementari. Certi di una erronea interpretazione di quanto dichiarato dall’Assessore Moratti, si ribadisce la volontà dei professionisti di lavorare insieme, a favore dei cittadini, evitando strumentalizzazioni inutili e pericolose.”

Che l’infermiere sarà il futuro protagonista della sanità è ormai chiaro a tutti, ma che ciò debba avvenire al prezzo di un inutile conflitto tra le professioni, invece, è molto meno dirimente.


L’ infermiere di famiglia e di comunità

In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità.

Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati.

L’ infermiere di famiglia e di comunità

Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative. in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Apparirà ancora più chiaro che l’assistenza non può e non deve essere standardizzata, ma deve essere personalizzata a seconda delle esigenze delle persone e delle caratteristiche delle comunità. “Questo libro – tecnico e coinvolgente – dovrebbe finire in mano a tante persone… Sono pagine che parlano alle nostre esistenze. Alla vita di chi ha dedicato le proprie giornate al sociale. a chi si è appena affacciato a quello che, probabilmente, domani sarà il suo lavoro. a coloro che comunque nutrono interesse, più con il cuore che con la mente, a fatti e vicende che toccano uomini e donne soprattutto nel periodo della difficoltà e dell’abbandono” (dalla Presentazione di don Mario Vatta).

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