Intervista a Gaetano Romigi, nuovo vice presidente Aniarti

Redazione 20/12/19
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1) Lei è il nuovo vice-Presidente di ANIARTI, la maggiore Organizzazione infermieristica italiana dedicata all’Area Critica. Come si è evoluta Aniarti nel tempo e quali sono i progetti per il futuro?

E’ vero… vice-Presidente in Aniarti! Forse devo ancora realizzare e metabolizzare questa nomina. Massima umiltà però e massimo riconoscimento intanto a tutti quei colleghi che mi hanno dato fiducia pensando di affidarmi questo prestigioso ed autorevole incarico, in primis l’attuale Presidente Silvia Scelsi e un pensiero alla collega Rossella Marchetti. A loro due mi legano grande stima come professionisti ed una bella amicizia di lungo corso. Ricordo nitidamente che quando entrai in Aniarti negli anni novanta il Presidente era un certo Elio Drigo che, oltre a rappresentare per me un modello, è stato il Presidente per tanti e tanti anni (dal 1988 al 2011). Fu, per come io lo ricordo, un periodo dell’Infermieristica di grande evoluzione, un vero e proprio laboratorio, un epoca fervida di idee, sperimentazioni, novità, iniziative e progetti. In quegli anni la vice-Presidente dell’Associazione era niente meno che Annalisa Silvestro la quale tutti gli Infermieri, non solo di area critica, ricordano come la Presidente della Federazione nazionale degli ex Collegi Ipasvi (oggi OPI) per diversi anni nel nuovo millennio.

In circa 35-40 anni di storia l’Associazione ha avuto a che fare con l’evoluzione del sistema della formazione infermieristica, transitato in Università con il Decreto Legislativo 502 del 1992 e con i profondi cambiamenti organizzativi e strutturali del nostro SSN. Passaggio storico per l’Infermieristica di area critica è stato il DPR 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza” che ha avviato una radicale riorganizzazione dell’emergenza territoriale con l’Istituzione nelle diverse Regioni del 118 e l’avvio delle funzioni d triage per l’Infermiere nei Pronto soccorso ospedalieri. A questo si aggiunga la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, il mutamento dei bisogni dei cittadini e la veloce ed incessante evoluzione della componente tecnologica in sanità che ha coinvolto gli Infermieri operanti in molti contesti assistenziali innalzando il livello delle loro competenze, abilità e responsabilità. Aniarti ha da sempre cercato di comprendere, anche in anticipo, la direzione innescata da tali mutamenti.

Gli anni a partire dal 2002 a tutt’oggi hanno visto inoltre l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di numerose iniziative formative locali, regionali e nazionali accreditate nell’ambito del sistema di Educazione Continua in Medicina (ECM).

Dal 1999 l’Aniarti è anche in EfCCNa, vale a dire all’interno della Federazione delle associazioni europee di infermieristica in area critica.

Oggi la sfida è ancor più ardua se si pensa a come le recenti applicazioni normative, tra le quali la Legge Gelli in particolare, hanno trasformato l’associazione Aniarti in una vera e propria società scientifica accreditata presso il Ministero della Salute con tutto ciò che questo inevitabilmente comporta. Abbiamo la grande responsabilità di aumentare la produzione bibliografica, la diffusione delle ricerche, di implementare la costruzione di documenti e di avviare l’elaborazione e la pubblicazione di linee guida validate in sinergia anche con altre società scientifiche nelle aree di interesse come anche trasversali.

 

2) Infermiere di Area Critica e competenze avanzate. Come vede la situazione attuale e quale dovrebbe essere lo sviluppo ottimale per i colleghi che operano in questo ambito?

Oggi l’area critica non è più semplicisticamente riconducibile come in passato alla sola terapia intensiva e/o ai servizi di anestesia e rianimazione. Sappiamo infatti che oggi l’area critica comprende qualsiasi struttura o ambiente – sia intra che extraospedaliero – dove la persona assistita può trovarsi in situazioni caratterizzate da alta criticità, instabilità e complessità dell’intervento infermieristico. Questa estensione del concetto ha inevitabilmente condotto tanti Infermieri a considerare Aniarti come la relativa associazione di riferimento.

D’altro canto questo riconoscimento e questa consapevolezza accrescono anche le aspettative. Uno degli obiettivi del triennio è senza dubbio quello di rispondere efficacemente a queste aspettative migliorando per esempio il sistema di rilevazione dei bisogni formativi, aumentando quantitativamente e qualitativamente la produzione scientifica, coinvolgendo maggiormente i professionisti in ricerche, sperimentazioni, indagini e progetti, portando l’associazione capillarmente ovunque, ma in particolare nelle aree dove gli Infermieri hanno più difficoltà a far valere la propria voce ed infine utilizzando al meglio i propri canali di diffusione come la rivista Scenario, il sito ufficiale e i social.

Lo sviluppo dell’Infermieristica in area critica deve transitare attraverso una maggiore e corretta conoscenza da parte anche dei cittadini e delle istituzioni di ciò che possono e devono attendersi da un Infermiere che lavora con pazienti critici. Attualmente cittadini e istituzioni sono a conoscenza che esistono tante e diverse realtà eccellenti in grado di erogare una assistenza infermieristica dagli standards elevati. Sicuramente vanno maggiormente educati ad identificare gli Infermieri come i professionisti in grado di fornire risposte competenti, tempestive, avanzate, specialistiche e ad elevata componente tecnologica. Il ruolo dell’Infermiere specialista è riconosciuto dalla Legge 43 del 2006 e, oggi, anche dal nuovo CCNL

 

3) Visto che lavora in ambito formativo in qualità di Coordinatore e Tutor del corso di Laurea in Infermieristica e Master di Tor Vergata, quale pensa sia l’attuale stato di salute della formazione in Area Critica? Quali cambiamenti si potrebbero apportare?

Il Dibattito sulla formazione post-base come quella dei Master universitari, la quale ha come obiettivo quello dell’acquisizione da parte degli Infermieri di un bagaglio di competenze ed abilità avanzate e specialistiche utilizzabili nell’ambito dell’esercizio lavorativo, è senza dubbio più che mai attuale ed aperto. La questione non può essere affrontata se non con tutti gli Enti e le Istituzioni interessate e all’interno di un più ampio e trasversale dibattito che riguarda anche l’eventuale revisione della formazione universitaria di base. Servono investimenti strutturali, sedi organizzate, programmi omogenei e definiti, gestione infermieristica.

E’ proprio di questi giorni il contributo di Aniarti, pubblicato nella sezione Lettere al Direttore di Quotidiano Sanità del 18 dicembre 2019 dove, prendendo spunto dalla Delibera n, 1580 del 29 ottobre 2019 della Regione Veneto in tema di “Istituzione dei percorsi di formazione complementare regionale per l’acquisizione di competenze avanzate”, si ribadisce, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la necessità di un riconoscimento formale che debba sancire la standardizzazione e certificazione delle competenze avanzate e specialistiche acquisite con i Master di area critica.

Aniarti si impegna sin da ora a mettere in cantiere tra i progetti futuri quello di definire il core curriculum degli infermieri di area critica nei diversi ambiti (terapie intensive, pronto soccorso, emergenza territoriale), in collaborazione con le altre associazioni rappresentative dei professionisti in area critica e con tutti gli Enti e le Istituzioni sensibili e interessate.

Dalla definizione delle competenze è possibile successivamente ragionare sulla pianificazione della formazione, con programmi omogenei sul territorio nazionale in base alle esigenze concrete e attuali del servizio sanitario. Quella della disomogeneità di programmi, ordinamenti didattici, obiettivi e contenuti dei Master è stata da sempre una delle criticità da affrontare. Inoltre occorre evitare di andare pericolosamente verso la creazione di molte microcertificazioni di singole attività o manovre, probabilmente diverse da Regione a Regione, e probabilmente non utilizzabili né valutabili al di fuori delle singole organizzazioni in cui vengono attuate. Ribadisco che il ruolo dell’Infermiere specialista è riconosciuto dalla Legge 43 del 2006 e, oggi, anche dal nuovo CCNL.

Redazione

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