Gli ultimi dati dicono che, dopo la diagnosi, tre bambini su quattro guariscono completamente. Crescendo queste persone il cui numero si aggira in europa tra i 300 mila e i 500 mila, escono dalle competenze dell’oncologo pediatra, ma purtroppo non esiste al momento una figura professionale di riferimento che le possa accompagnare nell’età adulta. Il ricorso sempre maggiore nel nostro paese alla figura professionale dell’infermiere, anche per gli aspetti di cura e di assistenza all’interno delle mura domestiche potrebbe, il condizionale è d’obbligo, suggerire uno specifico ruolo assistenziale anche in questi casi.
Il ritorno ad una vita normale, dopo il periodo di dura malattia, prevede quindi la necessità che il sostegno psichico e fisico continui. La maggior parte dei di coloro i quali sono guariti da un tumore pediatrico gode di buona salute tuttavia, una minoranza di loro continua a subire le conseguenze delle terapie ricevute o delle cure che hanno contribuito alla guarigione stessa.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 30.40 €
Lo scopo attuale della medicina è individuare figure competenti in grado di tutelare la posizione di colui il quale ha superato la malattia, fornendo alla stesso, gli strumenti atti ad una vita senza i traumi del tumore. La ricerca oncologica pediatrica, ad esempio, sta cercando di mettere a punto farmaci sempre più mirati anche per i giovani pazienti, limitando le conseguenze dannose che gli stessi possono avere negli anni successivi.
L’aumento del numero di giovani che supera un tumore , fa sì che fortunatamente gli operatori sanitari siano messi d’innanzi una nuova ed interessante sfida: consentire loro di vivere un’esistenza che abbia tutti gli standard qualitativi più alti. Le competenze specifiche degli infermieri potranno allora trovare nuovo precipuo indirizzo proprio in questa direzione, senza che questo sia un’invito a scardinare gli equilibri di responsabilità all’interno dello scacchiere sanitario italiano, riuscire ad intravedere una posizione infermieristica entro tali margini operativi segnerebbe il passo di una nuova identità professionale, in un momento così fondamentale nella vita di chi ha superato una così difficile prova.
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