La lettera: “I cittadini vogliono essere curati da medici, non da infermieri”

Scarica PDF Stampa


Sarà che i media fanno di tutto per confondere le idee dei lettori, con “titoloni” che descrivono gli infermieri come degli inservienti o poco più. Sarà che i medici, categoria forte, sono terrorizzati dal fatto che i professionisti dell’assistenza possano rosicchiare qualcosa del loro ricco orticello e non perdono occasione di dimostrarlo (VEDI).

Sarà che agli utenti, dopo che ti hanno visto svuotargli il pitale, scrostargli il perineo, rassettargli il letto e fargli da cameriere, è davvero complicato spiegargli che sei anche un professionista e che sei in grado di assegnargli un codice di gravità o, addirittura (almeno secondo le speranze della Federazione Infermieri, VEDI), di prescrivergli farmaci o presidi.


Fatto sta che i cittadini sono confusi e che, ancora troppo spesso, non riconoscono affatto l’infermiere come il professionista laureato e dotato di scienza/coscienza quale è. Perciò può capitare che mettano in dubbio le sue competenze, che abbiano timore del suo operato e che, in casi estremi, possano addirittura insultarlo o malmenarlo. Fino a cacciarlo via quando quando viene ad aiutarli in caso di emergenza (VEDI articolo Chiamano il 118 e poi cacciano via l’infermiera: «Vai via! Non sei un medico!»).


Ed ecco che arriva una lettera dal titolo triste, aberrante, per certi versi terribile, che trasuda paura e profonda ignoranza. Ma che rende l’idea sulla realtà di una professione mai in procinto di decollare e che ha ancora tanta strada da fare per essere riconosciuta davvero

Una lettera che Ravenna Notizie ha deciso di pubblicare quasi fosse un sacrosanto grido di dolore dei cittadini, che si sentono affidati a professionisti minori (gli infermieri) solo perché c’è una grave carenza di medici (cosa non vera, VEDI i dati del Censis) e non perché il nostro sistema sanitario sta evolvendo per adeguarsi al al resto d’Europa e al cambiamento della nostra popolazione. Comunque… Eccola:


«Un cittadino, non proprio sprovveduto, dice la sua.

Questi non solo deve, ma vuole essere curato da medici, i quali, per le terapie da somministrare ai pazienti possono avvalersi e sono coadiuvati da personale Infermieristico.

Infermieri che non devono avere titolo per indicare/assegnare Codici di Ingresso al Triage.

La Salute non deve essere sottoposta a queste “amenità”.

La Sanità sta male, è  vero, ma le “cure” proposte per risparmiare vil denaro, con queste trovate estemporanee, la accompagnano al cimitero».


E se lui non forse non lo è… Figuriamoci cosa possono pensare i cittadini che sprovveduti lo sono davvero! Ci domandiamo a cosa serva pubblicare queste lettere confuse, allarmanti e piene di inesattezze, senza ricordare chi sia l’infermiere di Triage.

Comunque, evitando ulteriori e superflui commenti, lo facciamo noi: dal 1996 il triage è previsto dalla legge italiana (in particolare tramite l’attuazione del decreto n.76/1992), che afferma che in ogni Dipartimento di emergenza e accettazione deve essere prevista la funzione di triage come primo momento di accoglienza e valutazione di pazienti: «Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio».


Presupposti, questi, riconfermati nell’Atto di Intesa Stato Regioni del 17/5/96 e dalla Raccomandazione n 15 del febbraio 2013 del ministero della Salute, nonché dalle ultime linee guida ministeriali che ribadiscono che il Triage in Pronto Soccorso «è una funzione infermieristica effettuata da personale con appropriate competenze e attuata sulla base di linee guida e protocolli in continuo aggiornamento. L’infermiere di Triage è dotato di autonomia professionale, in relazione alle competenze acquisite durante il corso di formazione».

AddText 02 25 04.23.34

FORMATO CARTACEO

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino