Mancano infermieri vaccinatori: Veneto e Lombardia propongono OSS e Volontari

Redazione 03/02/21
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Dopo il fallimento nel reclutare infermieri vaccinatori a causa delle pessime condizioni contrattuali del Piano Vaccini, Lombardia e Veneto pensano di aver tirato fuori il coniglio dal cilindro proponendo volontari e OSS a somministrare vaccini. Non si è fatta mancare la reazione di ordini provinciali e sindacati al continua attacco alla professione infermieristica.

Lombardia ATS cercano volontari per campagna vaccinale

La dirigenza sanitaria di molte ATS lombarde ha pensato che dopo un anno di Covid19, il problema degli infermieri che non accettano le assunzioni del Piano Vaccini non è essere pagati poco, ma che preferiscano lavorare gratis.

Molte ATS della Lombardia hanno licenziato diversi bandi per reclutare infermieri, medici e assistenti sanitari, che somministrino vaccini gratuitamente, in regime di volontarietà e in aperto conflitto con il bando del commissario Arcuri. Si legge nel bando dell’ATS Insubria: “Nell’ambito dell’emergenza sanitaria connessa alla diffusione della Covid-19 e alla campagna vaccinale anti Sars-Cov-2, questa Ats emette il presente avviso pubblico volto alla creazione di un elenco di volontari disponibili a prestare attività finalizzate all’attuazione del piano di somministrazione dei vaccini“-

Gli OPI della Lombardia non si sono fatti attendere: “Si ritiene indispensabile che un servizio di alto impatto sociosanitario come la vaccinazione debba essere formalizzato anche attraverso una forma contrattuale che riconosca il valore dei professionisti” scrivono in una lettera congiunta all’assessorato al Welfare della Regione, chiedendogli spiegazioni. Rincara la dose Stefania Pace, presidente dell’OPI Brescia che dichiara: “Non vogliamo fare polemiche ma crediamo che questa non sia una richiesta accoglibile per il personale infermieristico che sta lavorando durante l’emergenza sanitaria e che sta gia’ facendo sforzi enormi

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Nursing Up Padova denuncia “No agli Oss per le vaccinazioni antiCovid in Veneto”

Nursing Up non ci sta all’impiego del personale OSS specializzato per aumentare il numero di operatori vaccinatori, chiedendo soluzioni sensate e rispettose della professionalità infermieristica.

Una nota ufficiale del Nursing Up cita: “Il sindacato degli infermieri Nursing Up di Padova (a nome dei 1.300 iscritti in provincia e dei 30.000 in tutta Italia), fa presente alle autorità sanitarie della Regione Veneto che un frettoloso allargamento della platea del personale può rivelarsi controproducente, se non pericoloso” e che non basta aggiungere una “s” alla sigla Oss per passare da collaboratori a infermieri“.

La nostra categoria è professionalmente preparata per rispondere alle emergenze e agli eventuali problemi in fase di somministrazione” le parole di Franco Noviello, dirigente sindacale dell’Azienda Ospedaliera di Padova, “In questi giorni sentiamo proposte deliranti per la campagna vaccinale. Per trovare la moltitudine di infermieri necessari alle vaccinazioni – ne servono tre per ogni singolo intervento – a livello regionale si discute di mettere le siringhe in mano agli operatori sociosanitari“.

Proponendo l’unica soluzione valida secondo il sindacalista: “Non è cercando soluzioni di fortuna come quella di cui stanno discutendo Roberto Volpe, presidente dell’Unione Regionale Istituti per anziani della Regione, l’assessore Manuela Lanzarin e il segretario regionale della Sanità Luciano Flor che si fa un servizio alla collettività e Nursing Up non ci sta. O forse è in atto un piano per avvantaggiare la categoria degli operatori sociosanitari a nostro discapito? L’infermiere è un professionista preparato, consapevole dei rischi sanitari e capace di reagire agli eventi avversi. Dateci piuttosto la possibilità di lavorare extramoenia come avviene per i medici, magari temporaneamente, così molti di noi nel tempo libero potrebbero dare una mano con le vaccinazioni. Ma basta proposte insensate“.

Bando Piano Vaccini: confusione, ritardi e malumori degli infermieri

Fonti:

Redazione

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