Umberto Veronesi e gli Infermieri
“Nella mia vita ho sempre ritenuto che la professione infermieristica sia una delle colonne portanti del mondo dell’ospedale” Cosi salutava il Veronesi, allora ministro della Salute al congresso Ipasvi che si tenne negli anni 2000 (Ipasvi).
O come quella volta, che in assoluta buona fede, espresse l’idea di selezionare i futuri medici attraverso il percorso di infermiere, con la formula che ogni aspirante medico dovesse presentarsi con una laurea da infermiere:
“Perché sarebbe l’unico sistema concreto per vagliare le capacità reali di confrontarsi con i malati, e di dimostrare salda questa vocazione tra i mille ostacoli della vita quotidiana in corsia. Specializzarsi prima come infermiere servirebbe anche a reintegrare nella figura professionale e umana del medico una parte che è stata scissa nel corso dei secoli, fino ad arrivare a una specie d’insanabile dicotomia: il medico “cura”, ma è l’infermiere a “prendersi cura” del malato…E se poi l’infermiere non riuscisse a diventare medico? Resterebbe infermiere, e forse la professione infermieristica, già di per sé prestigiosa anche se spesso misconosciuta, ne riceverebbe il lustro che le spetta.”
E fu scandalo. Anche se, tutti noi infermieri sapevamo in cuor nostro che comunque quelle parole erano di stima nei nostri confronti perché il grande oncologo teorizzava che il prendersi cura di una persona (come infermiere) al curare ( come un medico) fosse un continuum e non una specifica parallela (e che mai si incontrano). Era un’idea come un’altra e se proprio dobbiamo dirla tutta da indignarci c’è cosi tanto materiale che abbiamo scambiato una carezza per un pugno.
Finì tutto molto velocemente ed a mente lucida e fredda, oltre qualche letterina di contrasto, ritornammo a viverci quel nome come qualcosa che ci evocava grandi imprese, grandi sforzi e tanto rispetto.
Noi di DimensioneInfermiere.it ti salutiamo. Grazie di tutto!
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