L’Ordine delle professioni infermieristiche del Friuli Venezia Giulia, dopo uno scambio di documenti con il Ministero della Salute, ha nuovamente sospeso quegli infermieri (un centinaio) non vaccinati che, ammalatisi di Sars-Cov2, avevano sconfitto il virus ed erano tornati al lavoro con un bel super Green Pass (VEDI).
Il decreto legge è piuttosto chiaro
Già, perché ai sensi dell’articolo 4, comma 5, del decreto-legge n. 44 del 2021, la sospensione dei sanitari non vaccinati contro il Coronavirus è efficace fino alla comunicazione da parte dell’interessato all’Ordine professionale del completamento del ciclo vaccinale primario e, per i professionisti che lo hanno completato, della somministrazione della dose di richiamo.
Pertanto, la guarigione non è, in base alla normativa vigente, circostanza idonea a legittimare la revoca della sospensione. Eppure… Per i medici tutto ciò non vale. Avete capito bene: i medici ‘no vax’ del Friuli che si sono ammalati e che sono guariti (una sessantina), sono tornati regolarmente in servizio.
“I medici possono tornare a lavorare”
“Chi non si è vaccinato, ma è guarito dal Covid, ovviamente può tornare a lavorare” sottolinea senza mezzi termini il numero uno dell’Ordine dei medici di Pordenone Guido Lucchini, le cui parole sono state riportate ieri da Il Gazzettino.
Il motivo? Semplice: “La malattia che hanno affrontato e sconfitto ha dato loro un’immunità. Lo dice la scienza. Quindi non sono più pericolosi. Si tratta di tutelare un principio fondamentale: un paziente è in pericolo se il medico non è protetto, e la malattia pregressa dà questa protezione. Ciò che dice il Ministero collide con le conoscenze scientifiche”.
Un’assurda disparità di trattamento
Questa assurda disparità di trattamento, figlia di interpretazioni diametralmente opposte da parte dei diversi Ordini Professionali, rischia di far scoppiare un’autentica bomba all’interno della regione e del nostro già martoriato SSN.
Infermieri guariti dal Covid, ma sospesi: lettera al Ministero della Salute
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