OPI Modena: “È sbagliato pensare che tutti gli infermieri debbano guadagnare lo stesso stipendio”

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Nell’infermieristica italiana è in atto un disperato “si salvi chi può”: chi trova di meglio scappa dagli ospedali e, sempre più spesso, anche dalla professione stessa. Una professione ingrata, fatta di paghe ridicole, di responsabilità non commisurate al salario, di turni massacranti e di un riconoscimento sociale imbarazzante.

In un’intervista alla Gazzetta di Modena, la presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche locale, Carmela Giudice, ha fatto il punto della situazione affrontando in primis il delicato tema della formazione: «In questo momento chi si occupa della formazione, dell’organizzazione sanitaria e delle scelte politiche prenda atto che abbiamo un problema di attrattività.


Il nostro non è sicuramente un lavoro semplice. Richiede un impegno formativo di tre anni di corsi universitari con 1600 ore di tirocinio mentre si superano gli esami. Poi c’è l’obbligo dell’aggiornamento continuo. C’è una turistica non sempre sostenibile. E c’è una retribuzione non pari all’impegno».

E poi c’è il fatto che la formazione, nell’infermieristica italiana, non produca affatto possibilità di carriera accettabili: «L’infermiere nasce infermiere e muore infermiere e al massimo diventa coordinatore e, per pochi, dirigente, nonostante maturi competenze per tanti anni. È alienante. Non solo molti giovani evitano di iscriversi ai nostri corsi di laurea, ma ci sono tanti infermieri che abbandonano la professione. Ed è ancora più grave» evidenzia Giudice.


E poi ci sono i carichi di lavoro, il demansionamento sistematico, le minacce, le botte da parte dei pazienti (o familiari) imbufaliti dalla sanità che non funziona. In pratica tutti si sono dimenticati degli ex “angeli del Covid”. Tema, questo, su cui la presidente ha concluso la sua intervista: «Attenzione, gli infermieri hanno fatto sempre lo stesso lavoro, anche prima del Covid. Forse se ne parlava poco prima e anche dopo.

Non se ne parla più perché l’attenzione è spostata su altre cose. Credo che le nostre competenze vadano riconosciute mettendole in campo a livello organizzativo e anche a livello normativo. Anche il fattore economico pesa. È sbagliato pensare che tutti gli infermieri debbano guadagnare lo stesso stipendio. Se differenziamo le responsabilità anche lo stipendio deve essere differente. Oggi da questo punto di vista non è certo un lavoro appetibile».

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FORMATO CARTACEO

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino