Opi Pavia: “Infermieri esteri? A queste condizioni siamo contrari”

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La ricetta di Bertolaso per risolvere i problemi della sanità lombarda, ovvero quella di andare a pescare in Sudamerica migliaia di infermieri dalla dubbia padronanza della lingua italiana e dai dubbi titoli di studio, non convince. 


Matteo Cosi, presidente provinciale dell’Ordine degli infermieri di Pavia, non ha dubbi: «Siamo contrari alle modalità che Regione vuole adottare, non all’arrivo di colleghi dall’estero che pure costituiscono una risorsa per tamponare le carenze. Ripeteremo la nostra posizione a Bertolaso durante l’incontro messo in calendario questo mese».


E ancora: «La nostra nostra non è una chiusura ai colleghi che arrivano dall’estero ma alle modalità adottate finora. In questo momento ci sono 2.400 infermieri stranieri che lavorano in Lombardia. Tuttavia, non sappiamo quanto conoscano la lingua né se le loro competenze siano in linea con quelle europee.


Nel frattempo, è stata concessa una nuova deroga al riconoscimento dei titoli stranieri, norma che era stata introdotta durante l’emergenza Covid ma che è stata prorogata di anno in anno. Questa strategia crea iniquità all’interno della categoria, perché non c’è equiparazione tra le competenze degli infermieri che si sono formati in Italia e quelli arrivati dall’estero. Così si rischia di applicare due pesi e due misure. Se l’arrivo di colleghi dall’esterno non si trasforma in un’asta al ribasso, gli ordini possono fare da sponda all Regione. Ma le modalità attuali ci vedono contrari».


«Bisogna valorizzare le competenze degli infermieri – conclude il presidente – che sono professionisti laureati e per questo necessitano di un giusto riconoscimento economico, aumentando gli stipendi man mano che si fa carriera. La professione è cambiata, ma questo cambiamento non è stato ancora riconosciuto: non stiamo sfruttando appieno le possibilità degli infermieri».

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