Paziente morì in un incendio in ospedale, infermiere prosciolte: «I fatti non sussistono»

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Erano state accusate di non aver attuato il piano antincendio in modo adeguato ed è per questo motivo che due infermiere dell’ospedale San Camillo di Roma erano finite a processo per omicidio colposo alla fine del 2020.

I fatti, risalenti al maggio del 2016, avevano visto la morte di un paziente 65enne: in una delle stanze di degenza del nosocomio della Circonvallazione Gianicolense, dove l’uomo era ricoverato a seguito di un ictus, è scoppiato un incendio di cui non è stato mai possibile stabilire le cause.


Il compagno di stanza diede l’allarme e riuscì fortunatamente a mettersi in salvo grazie alle due infermiere; ma per lui, impossibilitato a muoversi, purtroppo non ci fu scampo e fu avvolto dalle fiamme che in breve tempo si propagarono per il locale.

Dopo una prima richiesta di archiviazione, le due professioniste furono chiamate a rispondere dell’accaduto davanti ad un giudice. Ma oggi, a distanza di quasi sette anni dalla tragica morte del paziente, tutte le accuse sono cadute e le infermiere sono state prosciolte perché il fatto non sussiste.


Lo ha comunicato in una nota il segretario provinciale del sindacato NurSind, Stefano Barone: «Gli avvocati difensori, Valerio Vitale e Anna Roscino, hanno lavorato con indefesso impegno convinti fin dall’originaria fase di indagine che, in capo alle due lavoratrici, non potesse essere ravvisata alcuna colpa per la condotta prestata in reparto in quella tragica notte.

Confermare la posizione delle due infermiere è stato possibile grazie al costante confronto avuto con la parte sindacale per la comprensione delle metodiche di lavoro dell’infermiere, figura professionale la cui responsabilità è quotidianamente divisa tra la criticità delle situazioni su cui intervenire in urgenza e i severi protocolli da rispettare in modo pedissequo».

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Alessio Biondino