Non si procedere ad alcun processo per i due infermieri che, con le loro testimonianze, avevano dato il via all’indagine a carico del primario del pronto soccorso di Montichiari, arrestato nel 2021 con l’accusa di aver causato la morte di due pazienti Covid tramite la somministrazione di farmaci letali. Fatto seguito anche dal nostro portale (a questo link).
Il medico, è stato assolto da tutte le accuse in via definitiva e risarcito con 104mila euro per i 522 giorni di ingiusta detenzione domiciliare, era finito sotto inchiesta sulla base delle dichiarazioni di Michele Rigo e Massimo Bonettini, i due infermieri che avevano espresso dubbi sulle sue condotte durante la prima ondata della pandemia.
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Archiviazione del procedimento di calunnia per i due infermieri che testimoniarono
Dopo l’assoluzione del primario, la Corte d’Assise aveva trasmesso gli atti alla Procura per valutare l’ipotesi di calunnia a carico dei due infermieri, accusati di aver “prodotto artificialmente prove” e costruito una narrazione accusatoria fondata su “tesi e sospetti“.
Tuttavia, due diversi giudici per le indagini preliminari hanno ora archiviato i procedimenti aperti nei loro confronti, con motivazioni differenti.
Il primo gip ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura senza che la difesa del medico avesse modo di opporsi formalmente, anche per la difficoltà di accedere agli atti senza un numero di riferimento del fascicolo.
Un secondo procedimento, nato da un esposto successivo dei legali del primario, ha subito la stessa sorte: il gip Andrea Guerrerio ha dichiarato inammissibile l’azione, ritenendo che non si potesse procedere ulteriormente dopo una prima archiviazione.
Testimonianze prodotte artificialmente?
Sotto il profilo giuridico, il caso si chiude così. Ma la vicenda resta emblematica della fragilità relazionale e delle tensioni esplose negli ospedali durante l’emergenza Covid. L’epilogo, in ogni caso, mette un punto fermo: nessun processo per i due infermieri, che avevano agito, almeno formalmente, nel tentativo di segnalare una condotta che ritenevano eticamente e professionalmente inaccettabile. Che la verità giuridica coincida o meno alla verità fattuale è ormai secondario.
Dal punto di vista generale, un collega di fronte ad una situazione simile avrà ancora il coraggio di farsi avanti, se non solo rischia di ricevere l’imputazione di calunnia e diffamazione, ma che le proprie testimonianze potrebbero ritorcersi contro?
Forse l’archiviazione da parte dei magistrati vuole evitare proprio questo: non premiare l’omertà quando l’onesta è stata ritrattata.
E nel frattempo, impara a difenderti con il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte alla dirigenza.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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