È iniziato il processo a Carlo Mosca, il primario del pronto soccorso di Montichiari, in provincia di Brescia, accusato di aver soppresso tre pazienti e a cui diversi infermieri si sono ribellati denunciando il fatto.
L’ex-primario, ancora ai domiciliari, è accusato di triplice omicidio e falsificazione di documenti. In aula anche Michele Rigo, uno degli infermieri che, dopo il rifiuto a somministrare farmaci letali, e la denuncia del fatto ai carabinieri, ha permesso l’avvio delle indagini.
Le dichiarazioni del collega sono agghiaccianti, oltre all’enorme pressione esercitata sul pronto soccorso durante la prima pandemia, l’infermiere fu esposto ad un enorme conflitto professionale, morale e deontologico: “La notte del 18 marzo fui contattato dal medico di guardia che mi passò al telefono Mosca. Pur non essendo in turno voleva sapere chi stava male. Io stavo trattando un paziente con una polmonite importante che mal tollerava la maschera a ossigeno. L’anestesista mi aveva suggerito per lui la morfina. Aveva poche possibilità di sopravvivere, dunque non era in programma l’intubazione. In quel periodo i posti erano limitatissimi, si doveva selezionare in base a età e patologie. A chi rimaneva escluso facevamo l’accompagnamento alla morte con la morfina. Mosca però mi ordinò di fargli Valium, Serenase e due fiale di Midarine, la succinicolina. Io rimasi stupito. La succinicolina senza intubazione provoca soffocamento in pochi minuti. Mi rifiutai, non volevo ammazzare le persone“.
Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
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Da quell’episodio il personale si è confrontato per lo più su whatsapp, in dialoghi in cui si scambiavano dubbi e perplessità sulle richieste del primario. Dalle ricostruzioni gli eventi erano noti a tutti: “Per un periodo si ragionò di una denuncia di gruppo. Ma non se ne fece nulla. A farmi decidere furono i molti racconti e più episodi. Il 21 una Oss mi riferì che Mosca aveva preso dal frigo quei farmaci per Bassi. Lei non vide nulla. Nicolosi lo trattai io: arrivò il 21 marzo con un’insufficienza respiratoria importante ma dopo l’ossigeno era migliorato. Morì all’improvviso. Lui aveva chiesto a una collega quei farmaci“.
Un altro collega, arrivato alle stesse conclusioni, si confrontò con Rigo, denunciandogli un eccessivo calo di medicinali anestetici: “Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare succinicolina e propofol a chi sta morendo? Lo sta chiedendo ad alcuni di noi, io non ci sto a uccidere per liberare posti letto“.
Alle interrogazioni del processo però, il collega di Rigo, ha ritrattato la richiesta di somministrazione di farmaci letali, in linea con la sua scelta di non denunciare. Omertà e paura non hanno però fermato l’infermiere Rigo che, forte della sua coerenza, si è contornato di maldicenze:
“La succinilcolina?“.
“Sì“.
“Secondo te chi è che ha parlato?“.
“Michele“.
Fonti: ilgiorno.it
Per ricostruire i fatti, leggi anche:
https://www.dimensioneinfermiere.it/medico-accusato-omicidio-infermiere-non-ci-sto-pazzo/
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