Ha avuto luogo ieri (15 dicembre 2022) in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord la prima giornata di sciopero per decine di migliaia di infermieri del NHS (National Health Service), che si è tradotta in un’astensione dal lavoro senza precedenti nella storia del servizio sanitario britannico.
La categoria, che da quelle parti non se la passa così male economicamente come qui da noi (VEDI), rivendica in primis salari più alti, come spiegato dal sindacato di categoria principale (Royal College of Nursing, Rcn) che chiede al Governo un aumento del 19% degli stipendi che oggi vanno dalle 25.000 alle 55.000 sterline all’anno.
Un incremento salariale sacrosanto, secondo il Rcn, che evidenzia come gli aumenti inferiori all’inflazione compromettono l’assistenza ai pazienti, andando ad influire pesantemente sull’attrattività professionale e sul mantenimento degli infermieri all’interno del NHS.
Il Governo, intanto, con le dichiarazioni della sottosegretaria alla sanità Maria Caulfield, respinge la richiesta dell’Rcn definendola insostenibile: “Per permetterci un aumento del 19% dei salari dovremmo ricorrere al debito pubblico, e solo poche settimane fa abbiamo visto che effetti potrebbe avere, oppure aumentare le tasse in un momento in cui le persone sono colpite dall’aumento del costo della vita quest’inverno. O dovremmo tagliare servizi pubblici essenziali, quindi credo che la richiesta di un tale aumento non sia realistica”.
Gli operatori sanitari, però, non sembrano affatto intenzionati a mollare e si preannuncia un braccio di ferro memorabile. Intanto la prossima giornata di sciopero è prevista per il prossimo 20 dicembre e, visto ciò che è successo ieri, i paesi anglosassoni tremano.
Secondo quanto si apprende dalla stampa internazionale, infatti, sono saltati migliaia di appuntamenti e di visite, con un mare di interventi chirurgici rinviati. L’Rcn ha dichiarato di continuare a fornire personale infermieristico per a chemioterapia, i servizi oncologici di emergenza, la dialisi, le unità di terapia intensiva, la terapia intensiva neonatale e pediatrica, ma… Con pochi infermieri i disagi, tanti, sono inevitabili. E qui da noi ne sappiamo qualcosa…
Mark Boothroyd, infermiere di pronto soccorso e membro di Rcn, si è rivolto in TV ai cittadini britannici: “Lo facciamo per voi, ogni giorno in corsia e nei pronto soccorso ci sono code fin dalle prime ore del mattino, mancano letti e personale, e anche in camera operatoria dobbiamo cancellare operazioni per mancanza di risorse. Scioperiamo non solo per il nostro salario ma per la sicurezza dei pazienti ed il futuro del sistema sanitario pubblico”.
Pat Cullen, sempre del sindacato RCN, ha giustificato così la storica protesta: “È una giornata tragica per l’NHS. Scioperare è la nostra ultima risorsa perché lo Stato ha voltato le spalle alla categoria rifiutandosi di scendere al tavolo del negoziato per discutere un’offerta di retribuzioni più generose e condizioni di lavoro migliori”.
Code in pronto soccorso, carenza di posti letto e di personale, interventi saltati, sicurezza dei pazienti, salari inadeguati, attrattività professionale in caduta libera e Governo sordo. Come da noi o quasi.
Ma qui ancora si dorme beatamente in attesa che, tra una pacca sulle spalle e l’altra, tra una promessa e l’altra, tra una presa per i fondelli e l’altra, qualcun altro faccia per noi infermieri ciò che non abbiamo ancora la voglia e la forza di fare. Ai voglia, ad aspettare…