Grazie al semplice ascolto dei pazienti, sono stati raggiunti risultati straordinari in un ospedale di Denver, negli USA.
Due ricercatrici infermiere hanno dimostrato di poter ridurre gli esiti di lesioni cutanee post-chirurgiche dal 6,4% a un drastico 0% nelle donne operate a cuore aperto tramite sternotomia applicando una modifica del reggiseno post-operatorio.
Come ci sono riuscite? Scopriamolo insieme nell’articolo.
Quando il giusto reggiseno post-operatorio ti fa risparmiare 750mila dollari all’anno
L’iniziativa, pubblicata su Critical Care Nurse nello studio The Bra Project: Preventing Wounds in Women After Sternotomy, ha portato a una riduzione delle complicanze post-operatorie nelle donne sottoposte a intervento di cardiochirurgia fino allo 0% in un anno.
Guidato dalle infermiere Lauren Zobec e Cecile B. Evans, autrici dello studio, il progetto nasce dall’osservazione quotidiana e dal dialogo con le pazienti. Le infermiere hanno posto al centro dell’attenzione un problema tanto comune quanto trascurato: l’uso inadeguato del reggiseno chirurgico post-operatorio (prescritto da chirurghi uomini).
L’indagine è partita dai dati e dalle interviste alle pazienti: molte donne con seni abbondanti lamentavano fastidi, dolori e, in alcuni casi, la comparsa di lesioni da pressione causate dalla scarsa vestibilità del reggiseno post-intervento.
Nel contesto dello studio, che conta oltre 370 interventi di cardiochirurgia all’anno, anche un piccolo dettaglio poteva fare la differenza, sia in termini numerici che in termini di costi umani ed economici.
Grazie all’introduzione di un nuovo reggiseno post-chirurgico, prescritto dopo un’accurata prevalutazione del torace della paziente durante il pre-ricovero, realizzato in materiali più confortevoli e dotato di dispositivi antidecubito, e il cui costo era pressoché sovrapponibile a quello del presidio precedente, in soli 12 mesi le due autrici hanno fatto risparmiare all’ospedale oltre 750mila dollari in complicazioni come deiscenze e lesioni da pressione.
La soluzione? Usare un reggiseno adatto e personalizzato per la paziente, e non un presidio comune applicato in sala operatoria senza una vera misurazione, causando danni evitabili.
Quando ascoltare il paziente ti fa risparmiare milioni di dollari
Se lo studio appare semplicistico, è perché non si sta leggendo attentamente il sottotesto: sono bastate due infermieri attente alle parole delle pazienti per capire che quel dispositivo non andava bene e che un reggiseno post-operatorio veramente adatto alla paziente a avrebbe migliorato la situazione.
Scegliere un reggiseno chirurgico più confortevole, dotato di un tessuto elastico capace di adattarsi al gonfiore e all’umidità, facile da rimuovere in caso di emergenza e con una gamma di taglie adatta a tutte le pazienti. Questo ha permesso di eliminare la pressione sulle incisioni e di migliorare l’esperienza di guarigione.
Non meno importante è stato l’aspetto formativo dedicato al personale. Gli infermieri hanno partecipato a sessioni di formazione in cui hanno potuto toccare con mano i nuovi materiali e apprendere come misurare correttamente la circonferenza toracica. È stata inoltre creata una checklist dettagliata per facilitare la selezione della taglia più adatta.
A proposito, riusciresti a distinguere una lesione da pressione da un intertrigo sottomammario?
Sei vuoi imparare a valutare tutte le lesioni cutanee in maniera efficace, è necessario sapere cosa stai guardando. A questo scopo, consigliamo la lettura del manuale “La valutazione del paziente con ulcere croniche – Perché guardare oltre il “buco nella pelle”, testo di riferimento nell’ambito del wound care, scritto da Claudia Caula, Alberto Apostoli, Angela Libardi, Emilia Lo Palo, infermieri con ampia esperienza nel campo delle lesioni cutanee. È disponibile sia su Maggiolieditore.it che su Amazon.
La valutazione del paziente con ulcere croniche
La valutazione del paziente con ulcere croniche
Quando, nelle corsie dei reparti, o dai lettini degli ambulatori, oppure durante gli eventi formativi o in occasione degli stage/ tirocini dei corsi di laurea e master universitari, si pone la fatidica domanda: “Cosa serve per ottenere la guarigione di un’ulcera cronica?”, comunemente la risposta è un lungo elenco di medicazioni, dispositivi e tecnologie tra i più disparati. Oggi più che mai è invece necessario (ri)orientare l’assistenza limitata e limitante generata da questa prospettiva che non riesce ad andare oltre al “buco che c’è nella pelle”, restituendo centralità alla persona con lesioni cutanee; occorre riaffermare che il processo di cura deve essere basato su conoscenze approfondite, svincolate da interessi commerciali, fondate su principi di appropriatezza, equità, sostenibilità e in linea con il rigore metodologico dell’Evidence Based Nursing/Medicine che fatica ad affermarsi. Questo testo, pensato e scritto da infermieri con pluriennale esperienza e una formazione specifica nel settore del wound management, propone nozioni teoriche e strumenti pratici per capire quale ulcera e in quale paziente abbiamo di fronte, e de- finire quali obiettivi e quali esiti dobbiamo valutare e devono guidare i nostri interventi. Nello specifico, la prima sezione del volume affronta alcune tematiche propedeutiche alla valutazione delle ulcere croniche, offrendo al lettore una discussione approfondita sui meccanismi della riparazione tessutale normale e quelli attraverso cui un’ulcera diventa cronica; segue una panoramica di questa tipologia di lesioni cutanee. La seconda sezione entra nel dettaglio delle varie fasi in cui si articola il percorso strutturato della valutazione con cui realizzare la raccolta di informazioni e dati sulla base dei quali formulare un giudizio clinico e guidare, in maniera consapevo- le e finalizzata, gli interventi di trattamento delle ulcere croni- che, come è richiesto ai professionisti della salute di oggi.Claudia Caula, infermiera esperta in wound care. Direzione delle Professioni Sanitarie. AUSL Modena.Alberto Apostoli, podologo; infermiere esperto in wound care; specialista in assistenza in area geriatrica; specialista in ricerca clinica in ambito sanitario. Azienda ASST Spedali Civili di Brescia.Angela Libardi, infermiera specializzata in wound care. ASST Sette Laghi – Varese.Emilia Lo Palo, infermiera specializzata in wound care. Ambulatorio Infermieristico Prevenzione e Trattamento Lesioni Cutanee; Direzione delle Professioni Sanitarie. Azienda ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Claudia Caula – Alberto Apostoli – Angela Libardi | Maggioli Editore 2018
30.40 €
La ricerca infermieristica è una piccola grande rivoluzione nel mondo sanitario
In dodici mesi, 82 donne hanno beneficiato del nuovo reggiseno senza riportare complicazioni post-operatorie. Le pazienti hanno lodato la qualità del tessuto e la comodità, chiedendo persino un secondo reggiseno post-intervento per poter alternare l’uso durante i lavaggi. Un piccolo cambiamento, ma un risultato clinico e umano straordinario.
Quel piccolo e semplice miglioramento del reggiseno post-operatorio ha fatto risparmiare all’azienda centinaia di migliaia di dollari.
Non molti studi possono vantare un efficientamento tanto importante con una sola e semplice modifica assistenziale. E questo ci insegna almeno altre due cose: le soluzioni a volte le abbiamo proprio sotto al naso, e altre volte quelle soluzioni possono nascere solo dalla ricerca infermieristica.
Un campo di ricerca, quello infermieristico, che sta diventando sempre più un’entità scientifica autonoma e impattante nel mondo della sanità e della medicina.
Fonte scientifica dell’articolo:
- Zobec LE, Evans CB. The Bra Project: Preventing Wounds in Women After Sternotomy. Crit Care Nurse. 2025 Jun 1;45(3):57-62. doi: 10.4037/ccn2025628. PMID: 40449930.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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