“In un momento complesso come questo, in cui bisognerà avviare la medicina territoriale, non potremo non rivolgersi inizialmente a qualche Paese straniero che magari abbia una buona formazione in campo infermieristico”.
Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento durante il convegno per i 30 anni di Agenas, provando così a giustificare il suo via libera a una prossima invasione indiana (VEDI Arrivano gli infermieri indiani, Schillaci: “Hanno una scuola infermieristica di alta qualità”).
Per il ministro a mancare in Italia sono sia medici sia infermieri, ma per motivi diversi: per i primi si tratterebbe solo di un problema motivazionale che li frenerebbe nello scegliere alcune specializzazioni, mentre per i secondi si tratterebbe di un quantità insufficiente di personale.
Sulla professione medica, Schillaci infatti spiega: «Più che mancare in maniera assoluta» in realtà «non vogliono fare alcune specializzazioni, per esempio Emergenza-urgenza o Pronto soccorso.
Per gli infermieri bisogna fare un discorso diverso», evidenzia, in quanto questi ultimi semplicemente «mancano». Ma «non è vero che mancano 300mila infermieri», rassicura il ministro: «Basta prendere i dati di Agenas, che sono ufficiali, per capire realmente quali sono i fabbisogni».
Con l’arrivo degli indiani per Schillaci sarà tutto risolto, quindi? Chissà. Intanto, per quanto riguarda i medici, il ministro è ottimista: «Se ci sono 70-80 mila ragazzi che ogni anno vogliono fare test di medicina, la professione medica la sua attrattività non l’ha persa.
Anche su quello siamo intervenuti: la ministra Bernini ha aumentato il numero di iscritti a medicina. Io ho fato il preside e per quasi dieci anni ogni anno chiedevano di avere 4-5 mila posti in più. Se li avessimo avuti, oggi avremmo quei medici che mancano».
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