Scudo penale e obbligo vaccinale per i sanitari: cosa ne pensano i sindacati?

Non sono passate molte ore dall’approvazione del nuovo decreto Covid (entrerà in vigore il 7 aprile) che tra le associazioni, i sindacati e i vari portavoce di questa o di quella categoria di lavoratori si è scatenata un’autentica bagarre.

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Non sono passate molte ore dall’approvazione del nuovo decreto Covid (entrerà in vigore il 7 aprile) che tra le associazioni, i sindacati e i vari portavoce di questa o di quella categoria di lavoratori si è scatenata un’autentica bagarre.

Già, perché le due misure (lo scudo penale e l’obbligo vaccinale) che riguardano i professionisti sanitari e, di conseguenza, anche gli infermieri, hanno generato un mare di inevitabili reazioni intrise di differenti interpretazioni, di svariati dubbi e anche di accorate digressioni circa la presunta incostituzionalità del provvedimento appena partorito dal governo Draghi.

Cosa ne pensano gli esponenti dei sindacati e delle varie associazioni di lavoratori? Vi riportiamo qui, in ordine casuale, alcuni dei diversi punti di vista espressi in queste ore.

Il punto di vista di Nursind

Secondo Bottega (Nursind), la misura dello scudo è “…superflua, se non dannosa. Superflua perché sul piano normativo, anche con tutti gli aggiustamenti del caso, non si andrà al di là di quanto già la legge Gelli-Bianco da un lato e il Codice penale dall’altro contemplano.

Dannosa perché rischia di far passare il messaggio che i vaccini anti-Covid siano diversi e più pericolosi di tutti gli altri che i sanitari somministrano senza bisogno di scudi. Non proprio, dunque, un messaggio rassicurante, mentre si cerca di sensibilizzare i cittadini sull’efficacia e utilità delle immunizzazioni.”

Il segretario ha forti dubbi anche sull’obbligo: Non ho condiviso né il merito e né il metodo seguiti, spiega. Per quanto riguarda il merito, “Se la priorità è la salute pubblica, allora l’obbligo andava esteso a tutte le categorie a contatto con il pubblico. E invece si è optato per una scorciatoia. La via breve che, però, nel caso dei sanitari apre altri problemi, visto che abbiamo una cronica carenza di personale soprattutto infermieristico.

Per ciò che concerne il metodo, d’altra parte, Bottega asserisce che “il vero non sense è introdurre una norma senza il supporto di dati dettagliati che ne possano giustificare l’esistenza. Per correre dietro al facile slogan dei no vax, infatti, nessuno sa quanti siano effettivamente i sanitari che per scelta ideologica sono contrari alle vaccinazioni”.

Il pensiero della FIALS

Di tutt’altro avviso la FIALS, nella persona di Giuseppe Carbone (segretario nazionale), che sullo scudo dichiara: non possiamo che essere d’accordo, ma pare essere maggiormente dettato dal fatto che tutti ad un tratto possono sostituirsi agli infermieri e vaccinare, piuttosto che dall’esigenza di tutelare chi da più di un anno è impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid-19”.

E ancora: “Non si tratta di nascondere misfatti, quanto di un diritto sacrosanto per i professionisti che ogni giorno prestano il proprio servizio per salvaguardare la salute della collettività, con risorse sempre più scarse e dovendo assicurare in emergenza prestazioni sempre più specialistiche. Sarebbe l’ora di riconoscere loro condizioni di lavoro più serene”.

Anche sull’obbligo, la posizione della Fials è piuttosto morbida: Accogliamo con favore la presa di posizione del Governo in merito all’obbligo dei vaccini per i sanitari, che sono tra le categorie maggiormente colpite non per disattenzione ma poiché inviati nelle corsie senza adeguati Dpi né percorsi consoni. E ancora, privi di un piano pandemico per la formazione”, evidenzia Carbone.

Che spiega ancora: “Almeno adesso le singole aziende non prenderanno decisioni arbitrarie assegnando ferie d’ufficio oppure attivando procedimenti disciplinari al personale non vaccinato senza aver fatto alcun tentativo di moral suasion”.

Allo stesso tempo, però, il segretario Fials sottolinea quanto sia importante garantire il giusto equilibrio: “Non va trascurato il dato che probabilmente nella percentuale di operatori non vaccinati, tantissimi hanno già contratto il virus e sviluppato una loro immunità. Avvertiamo la responsabilità di non far passare gli eroi di ieri, per ‘mostri’ che diffondono il contagio”.

L’interpretazione di NURSING UP

Nursing Up, il cui pensiero è stato chiaramente espresso dal presidente nazionale Antonio De Palma, ci tiene a sottolineare quanto il provvedimento appena adottato dal Consiglio dei Ministri e in particolare l’obbligo vaccinale sia per il suo sindacato equilibrato perchè introduce una obbligatorietà di fronte ai vaccini, nei confronti dei professionisti della sanità, che tiene comunque conto di quelle eccezioni relative a quei soggetti che non hanno certo scelto di propria sponte di non vaccinarsi, ma che dimostrano, per palesi ragioni di salute, di non poter essere sottoposti alla somministrazione.”

Ma non solo: per De Palma il provvedimento dimostra il suo equilibrio anche perché “prevede una norma di esenzione dalla responsabilità penale”, fatto che “consente agli operatori sanitari di non sentirsi sulla testa una spada di Damocle e di lavorare con serenità visto che lascia aperto un altro alveo di responsabilità che però non toccano la sfera penale”.

Cosa dicono ANAAO ASSOMED, FP CGIL e FP CGIL MEDICI

Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed (sindacato dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale), ha dichiarato ad Adnkronos: “Sull’obbligo del vaccini anti-Covid per gli operatori sanitari, noi partiamo dal concetto di sicurezza: ci siamo battuti all’inizio della pandemia per avere i dispositivi di sicurezza e oggi non possiamo di certo rifiutare il maggior dispositivo che ci protegge dal virus, ovvero il vaccino. Siamo quindi a favore dell’obbligo“.

Anche per la Fp Cgil e la Fp Cgil Medici, “La vaccinazione per gli operatori sanitari è prima di tutto un dovere etico, deontologico e professionale per la tutela della salute dei cittadini a cui non ci si può sottrarre. Bene quindi l’introduzione delle norme sull’obbligatorietà previste nel Dl Covid che peraltro giustamente tutelano coloro che non possono sottoporsi alla vaccinazione per motivi di salute”.

E sullo scudo: “E’ importante anche l’introduzione dello scudo penale per i professionisti che eseguono i vaccini, che, ricordiamo, sono quasi sempre libero professionisti, somministrati e spesso volontari. Ora però, come promesso da tempo dal Ministro Speranza, bisogna affrontare il tema di uno scudo penale per tutti gli operatori sanitari che da ormai più di un anno sono in prima linea per arginare una pandemia con strumenti spesso limitati”.

AADI sul piede di guerra

Concludiamo con la visione tutt’altro che soft dell’AADI, Associazione Avvocatura degli Infermieri, circa l’obbligo del vaccino: “L’AADI sta lavorando molto per difendere e tutelare il diritto degli operatori sanitari di vaccinarsi oppure non vaccinarsi, è una libertà costituzionale e internazionale”, dichiara il presidente Mauro Di Fresco in un video postato sui social.

“Molte aziende stanno contattando i propri dipendenti (invece dovrebbe essere la Asl a farlo) per conto proprio ed è illegale”, spiega. E poi, riferendosi ai suoi iscritti: “Tutti i dipendenti che vengono minacciati, demansionati, trasferiti perché rifiutano il vaccino dovranno comunicarlo al legale. Presenteremo un ricorso d’opposizione al giudice del lavoro e in via incidentale il ricorso alla Corte Costituzionale.

Quindi non subite queste angherie, ribellatevi e noi vi daremo tutto l’appoggio legale possibile. Soprattutto perché il Dl si fonda su presupposti scientifici del tutto falsi, perché l’articolo 4 stabilisce che il vaccinato non diffonda il virus. E non è vero: il vaccinato diffonde il virus, quindi il Dl è falso e va impugnato.”

Autore: Alessio Biondino

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Alessio Biondino

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