Aggressioni agli operatori sanitari? Trattasi ormai di un’escalation senza fine, ingravescente e inarrestabile, con il governo che sta a guardare e che non produce nulla di sensato o di drastico per contrastare con decisione il triste fenomeno.
Fatto sta che in una sanità sempre più in crisi, la nostra, caratterizzata da una carenza di personale senza precedenti e da un’attrattività delle professioni sanitarie sempre più scarsa, sono oramai all’ordine del giorno scene in stile far west.
Uno degli ultimi sconcertanti episodi, tra cui quello gravissimo che ha visto una collega presa a pugni in faccia (VEDI articolo Il racconto dell’infermiera presa a pugni: “Io, pestata perché donna. Sono demoralizzata”), si è verificato all’ospedale di Foligno. Tutto sarebbe nato da un diverbio scaturito tra i sanitari e i parenti di un paziente (un adolescente in codice verde) per un presunto ritardo dell’ambulanza del 118.
Secondo quanto riportato dall’Ansa questi parenti, stanchi di attendere il mezzo di soccorso appena chiamato, avrebbero accompagnato coi propri mezzi il congiunto in ospedale. Intanto l’ambulanza era rientrata in sede e, nella sala d’attesa del pronto soccorso, è avvenuto lo scontro: dopo essere stata accusata di aver ritardato e aver subito chissà quali insulti, l’infermiera del 118 ha rimediato uno schiaffo in pieno volto.
Giuseppe Calabrò, direttore del suddetto pronto soccorso, ha definito l’accaduto «inaccettabile» e ha così commentato: «Si trattava di un codice verde. Nonostante le numerose urgenze in corso, l’ambulanza è intervenuta con le tempistiche congrue alla sintomatologia riferita».
Calabrò ha amche sottolineato come «il carico di lavoro» che grava sui professionisti sanitari sia oramai insostenibile e che il personale dovrebbe «essere protetto e tutelato».
Ma tant’è. Ancora una volta.
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