Stati Generali o no, il demansionamento rimane “l’esempio manifesto del disastro di un’intera categoria”

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È tempo di far “ripartire” l’infermieristica italiana, di dargli finalmente nuovo lustro e di renderla un po’ più appetibile. Quel tanto che basta per evitare che l’infermiere italiano non si senta il super tragico Fantozzi della sanitàsottopagatosfruttatodemansionatopreso in giro costantemente dalla politicaschiaffeggiato dai media, costretto ad accettare rinnovi contrattuali da vomito, costantemente irritato dalle pacche sulle spalle che gli arrivano da ogni dove e sempre più intenzionato ad abbandonare la professione.


La ricetta per invertire la tendenza, secondo la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, risiede nel Report finale degli Stati Generali dell’Infermieristica (VEDI), ovvero la consultazione pubblica “aperta e trasparente” voluta dalla FNOPI.


In sintesi, nel documento “i cardini su cui le proposte si articolano sono chiari e indispensabili per assicurare il recupero dell’attrattività dell’infermieristica sia attraverso lo sviluppo delle possibilità di carriera, sia con un riconoscimento formativo e anche economico all’altezza delle medie europee rispetto alle quali oggi l’Italia è un fanalino di coda”.


Altresì, come dichiarato dalla FNOPI, la professione “deve crescere e differenziarsi per responsabilità, competenze e percorsi di carriera e gli infermieri devono essere i responsabili della formazione delle figure che li supportano secondo le necessità di un quadro di riferimento nazionale, con estrema chiarezza di ruoli e in base all’organizzazione che gli stessi infermieri programmano”.


Eppure… Non tutti sono convinti che affrontare le questioni descritte nel Report bastino a migliorare lo scarso riconoscimento della professione e la sua attrattività. È il caso dell’infermiere legale Matteo Giuseppe Incaviglia, che nei suoi spazi social ha così commentato il risultato della consultazione.


«Stati Generali o no…

Oggi più che mai bisogna urgentemente mettere mano ad alcune questioni che minano alla base l’immagine e la dignità Professionale degli Infermieri Italiani.


Il demansionamento istituzionalizzato, che origina fin dai corsi di laurea dove ancora insegnano a rifare i letti, a cambiare i pannoloni e tutta una serie di attività e/o mansioni che nulla hanno a che fare con un corso di livello universitario, è l’esempio manifesto del disastro di un’intera categoria.


Una sorta di preparazione allo sfruttamento demansionale!!!
I giornali come la cinematografia, quali espressioni del sentire sociale, rappresentano gli Infermieri come operai del sistema, spesso visti e rappresentati come ancillari ad altre professioni che invece detengono lo scettro dell’organizzazione.


Ancora più grave è che le suddette attività vengono spacciate da taluni come l’essenza della scienza Infermieristica.

Io mi chiedo e mi sono sempre chiesto se quando si fanno queste affermazioni si prova almeno un pò di vergogna come mi vergogno ogni giorno io.


Pertanto il salto di qualità, il rispetto per la Professione e quindi della Professionalità degli Infermieri deve necessariamente passare da alcune questioni, che rappresentano conditio sine qua non».

AddText 11 26 11.30.07

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Marilena Montalti, Cristina Fabbri | Maggioli Editore 2020

Alessio Biondino

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