Studio conferma: dormire male causa malattie croniche

Dario Tobruk 10/09/25

Uno studio conferma quanto dormire male sia associato a un aumento del rischio di malattie croniche. Infermieri, medici, OSS e tutti i professionisti sanitari che lavorano su turni dovrebbero essere compensati per questo grave rischio per la salute.

Eppure, nonostante l’ampia letteratura scientifica lo dimostri, non si sta facendo nulla per tutelare realmente la loro salute.

In questo articolo scoprirai come i ricercatori hanno individuato questa correlazione e quali malattie si rischiano quando il sonno è irregolare e di scarsa qualità.

Indice

Dormire male, uccide lentamente

Uno studio pubblicato su Health Data Science, che ha monitorato in maniera oggettiva i dati di oltre 88.000 adulti britannici, ha rilevato (rispetto a studi precedenti) come la scarsa qualità del sonno, più che la semplice quantità, sia effettivamente correlata a un rischio significativamente più elevato di decine di malattie gravi.

Inoltre, lo studio ha smentito il dato secondo cui dormire più di 9 ore in età adulta sarebbe dannoso.

Quando misurata oggettivamente attraverso accelerometri (dispositivi contenuti, ad esempio, negli smartwatch), la qualità di un buon sonno mostra un impatto positivo maggiore rispetto a qualsiasi altro parametro.

Tra i correlati biologici, si ipotizza che meccanismi come l’infiammazione possano essere alla base della correlazione tra dormire male e insorgenza di malattie.

I parametri che sono stati studiati e misurati si basano su:

  • Durata notturna e orario di inizio del sonno.
  • Ritmo del sonno (ampiezza e stabilità).
  • Frammentarietà: efficienza del sonno e numero di risvegli

Tutti dati che possono essere raccolti grazie alla diffusione di dispositivi di monitoraggio della salute, come i nostri cellulari, gli smartwatch e, più recentemente, persino gli smart ring che integrano tutti questi strumenti di rilevazione.

Lo studio, pertanto, non si basa su interviste, che forniscono soltanto risultati soggettivi: un partecipante, infatti, potrebbe percepire il proprio sonno come migliore di quanto non sia in realtà, falsando così i dati e, di conseguenza, le conclusioni delle ricerche condotte finora.

Alcuni dettagli dello studio che correla sonno e malattie croniche

Lo studio, attingendo ai dati raccolti in una banca dati biologica su un arco temporale di poco meno di 7 anni, evidenzia anche quali siano i fattori che migliorano la qualità del sonno: la regolarità, la coerenza dell’orario e la stabilità del ritmo circadiano in generale.

Da soli, questi fattori si rivelano fondamentali nella prevenzione del rischio di almeno 172 malattie identificate dalla ricerca. Fino al 20% di 92 patologie risultano direttamente associate a cattive abitudini del sonno.

Tra queste, il rischio di cirrosi epatica è 2,57 volte maggiore in chi ha l’abitudine di andare a dormire tardi. Parkinson, diabete di tipo 2 e insufficienza renale sono tra le condizioni con le percentuali di rischio più elevate.

Inoltre, le precedenti conclusioni secondo cui le malattie cardiache sarebbero associate a una lunga durata del sonno risultano, alla luce di questo studio, fallaci. Tali conclusioni si basavano su autovalutazioni soggettive e non su una rilevazione oggettiva della qualità del sonno.

In poche parole, anche se pensi di aver dormito a lungo, non è detto che tu abbia dormito bene.

Pertanto, i ricercatori sostengono che sia ora di ampliare la nostra definizione di sonno di qualità, andando oltre la semplice durata, per prevenire numerose patologie.

Come già accennato, il collegamento biologico tra sonno insufficiente e malattie sembra essere mediato da processi infiammatori.

Tuttavia, per quantificare l’impatto reale di questi meccanismi saranno necessari ulteriori studi, che dovranno anche valutare l’efficacia di interventi correttivi sul legame tra cattiva qualità del sonno e malattie croniche.

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Cosa vuol dire per gli infermieri questo studio?

Come da diversi anni stiamo cercando di denunciare, il sonno irregolare a cui gli infermieri sono sottoposti a causa dell’andamento discontinuo dei turni ha un effetto consistente sulla loro salute, comportando un reale rischio clinico.

La scarsa quantità e qualità del sonno nella popolazione infermieristica rappresenta un danno che, a differenza di altri rischi professionali, come quello radiologico, non viene compensato, ma che dovrebbe ora essere riconosciuto tra i rischi biologici, considerando che anche la scienza ha dimostrato la correlazione tra irregolarità dei ritmi circadiani e l’aumento del rischio di malattie.

Ancora più grave, lo studio confuta la credenza comune secondo cui il sonno perso possa essere recuperato: non basta dormire di più nei giorni liberi per compensare i danni provocati da turni irregolari.

In quanto responsabili della salute dei propri lavoratori, le aziende di qualsiasi natura dovrebbero considerare di rivedere i modelli di turnazione e offrire compensi, almeno economici, per questa irregolarità.

Non solo per migliorare le performance lavorative, ma anche per tutelare la salute del personale nel lungo termine. Nel frattempo che le aziende inizino a tutelarci, iniziate a leggere tutti i nostri articoli su come migliorare la qualità del sonno:

Fonte scientifica dell’articolo:

  • Wang, Y., Wen, Q., Luo, S., Tang, L., Zhan, S., Cao, J., Wang, S., & Chen, Q. (2025). Phenome-wide analysis of diseases in relation to objectively measured sleep traits and comparison with subjective sleep traits in 88,461 adults. Health Data Science, 5, Article 0161. https://doi.org/10.34133/hds.0161

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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