Continua la polemica su differenze professionali tra infermieri e OSS

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Continua la polemica sulle differenze professionali tra Infermieri e OSS, una recente lettera al quotidiano sanità del presidente della Federazione Nazionale Migep Angelo Minghettihttp://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore), ha destato l’interesse degli addetti ai lavori e le perplessità di alcuni rappresentanti della categoria infermieristica. Le ragioni sottese a questo malcontento sono molteplici e, come il più delle volte accade in vari contesti, alcune di queste ragioni risultano fondate altre un po’ meno.

La Mangiacavalli risponde a Minghetti

Chiariti i termini della vicenda, è stata la stessa presidente Ipasvi, Barbara Mangiacavalli ad aver risposto al presidente Minghetti, al centro del suo chiarimento le distinzioni intrinseche alle due figure e la necessità di collaborare nel rispetto delle professionalità acquisite.

Viviamo un contesto sanitario stretto nella morsa della cattiva gestione politica e della spinta folle verso la privatizzazione del sistema, momenti questi che rappresentano il vero problema attuale e futuro della sanità italiana. In questo caotico quadro generale, il particolarismo fanatico manifestato da frange del sistema risulta per lo meno fuori luogo e il richiamo ad intenti collettivi per la risoluzione delle problematiche interne sono l’unica soluzione percorribile per non perdere ulteriore terreno nella strada della crescita comune.

Il rimando continuo alle possibilità di demansionamento dell’infermiere sono assolutamente corrette, in una attenzione continua all’argomento che non deve venir meno, ma che non deve essere il pretesto per escludere parte del significato assistenziale che caratterizza la mission del professionista sanitario e che tutte le categorie dovrebbero tenere a mente.

Ora, che il demansionamento infermieristico si esplichi proprio in quel “dare un pasto al paziente o cambiargli il pannolone” cui faceva riferimento Minghetti nella sua lettera, sembrerebbe accertato da parte della magistratura; questo non vuol dire che ci si debba fermare solo a questa analisi. Come al solito le vicende che caratterizzano il tessuto professionale in cui, gioco forza, i nostri professionisti della sanità sono inseriti, presenta delle lacune organiche che consento di dar vita a notevoli disfunzioni e buchi di gestione la cui risoluzione è lasciata al libero arbitrio dei protagonisti della sanità.

Polemiche tra Infermieri e OSS nate dai problemi della sanità

In altre parole saremo sempre al centro di queste polemiche se non si inizia ad intervenire sui problemi endemici, quali quelli della mancanza di personale, quello dello sfruttamento delle risorse e delle infiltrazioni politiche all’interno del sistema. Bisogna che venga neutralizzato il terreno fertile in cui si inseriscono tali dinamiche.

Il gioco a tre a cui si sta assistendo in questi anni è quello che intercorre tra le figure del medico, dell’infermiere e degli operatori socio sanitari, personalità queste che, dimentiche del loro ruolo necessariamente collocato entro i margini comuni della condivisione del sapere e del fare, rischiano di porre in secondo piano il senso profondo sotteso al loro operato: la cura del paziente.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Bene fa allora la presidente Mangiacavallli ad intervenire evidenziando i margini di distinzione delle figure professionali e cause intime di alcuni disservizi: “L’utilizzo improprio del personale nasce da parte delle strutture che lo pongono su un piano quasi ricattatorio rispetto alla professionalità acquisita per far fronte a proprie carenze strutturali.  Ed è un atteggiamento mai giustificato né dal Codice (che in quanto deontologia attiene la Federazione) né dal contratto (che in quanto diritto e regola di lavoro attiene il sindacato). Occorre ricordare, se non fosse ancora ben chiaro, che la sanità ha dovuto fare i conti purtroppo con vincoli “economici” più che di reale tutela della salute che hanno condizionato le scelte e le relative risposte. In questo senso la responsabilità organizzativa nelle aziende è in capo alla direzione aziendale e non solo i dirigenti ed i coordinatori infermieristici – da cui anche gli Oss dipendono – a cambiare orientamenti legati soprattutto a quei risparmi di spesa obbligatori che hanno portato a un indebolimento al limite della sostenibilità degli organici.

Martino Di Caudo

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