USA, l’esaurimento emotivo tra gli infermieri è salito al 49%

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Il benessere degli operatori sanitari (infermieri in primis), oggi, martoriato dall’incubo Coronavirus e dalle diverse ondate pandemiche, è gradualmente peggiorato con livelli di esaurimento emotivo che sono saliti al 40% .

La ricerca

A comunicarlo è stato un team di ricercatori del Duke Center for Healthcare Safety and Quality, che ha pubblicato sulla rivista Jama Network (VEDI) i risultati dei sondaggi eseguiti in tre anni su 30.000 operatori sanitari di 76 ospedali americani per monitorare l’impatto emotivo della pandemia sui lavoratori del settore.

Livelli pre e post pandemia

E l’esaurimento emotivo, che nel 2019 (prima della pandemia) era al 32%, nel gennaio 2022 ha raggiunto il 40%. Come spiegato dall’autore principale della ricerca, Bryan Sexton (Ph.D), “L’esaurimento emotivo è essenzialmente un modo per misurare la capacità di una persona di ‘fare cose’, così come il benessere del personale sanitario subisce un duro colpo, così fa la loro capacità di ‘fare cose’ per i loro pazienti”.

Gli infermieri

Ovviamente, come prevedibile, quelli che se la passano peggio sono gli infermieri: ad inizio pandemia il livello di esaurimento emotivo era al 41%, ma è poi lievitato fino al 46% il primo anno e a al 49% il secondo.

Diversa la situazione dei medici: partiti da un tasso di esaurimento emotivo del 32%, hanno visto calare la percentuale al 28% nel primo anno della pandemia per poi vederla balzare al 38% nel giro di un anno.

L’utilità dello studio

Lo studio, secondo i ricercatori, potrebbe essere utile per aiutare le aziende sanitarie a stabilire programmi di benessere e di prevenzione del burnout per il personale. Come sottolineato da Sexton: “Ora sappiamo che il burnout è una pandemia parallela che si farà sentire per molti anni a venire.

I leader hanno bisogno di opzioni a più livelli per rispondere a questo problema e suggeriamo che sono necessarie risorse sia istituzionali che individuali per il benessere dell’assistenza sanitaria, come evidenziato dai risultati specifici del ruolo riportati nel nostro studio”.

Chissà a quale percentuale si arriverebbe qui in Italia, se venisse proposta una ricerca di questo tipo…

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