Vaccini e coaguli: scoperto il meccanismo alla base delle trombosi

Dario Tobruk 28/05/21
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Un team di ricercatori afferma di aver decifrato il meccanismo cellulare alla base della correlazione tra vaccini e coaguli dei vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson. Grazie a questo studio potrebbero essere riprogettati per evitare questo effetto collaterale.

Vaccini e coaguli: scoperto il meccanismo alla base delle trombosi

Rolf Marschalek, professore all’università Goethe di Francoforte, autore del pre-print pubblicato su Research Square ma non ancora sottoposto a revisione (peer rewied), insieme al suo team di ricerca ha condotto studi approfonditi sulla correlazione tra vaccini ad adenovirus e i rari casi di formazione di coaguli. Secondo lo studio la causa che innesca la formazione di coaguli, e quindi il rischio di trombosi, è correlato ai vettori adenovirali che trasportano l’informazione genetica all’interno del nucleo cellulare per ricreare la proteina Spike del Sars-Cov-2.

Gestione della crisi Covid-19 per i piccoli imprenditori e i professionisti

In un contesto così incerto e negativo causato dal Covid-19, centinaia di migliaia di imprenditori, artigiani, commercianti, esercenti pubblici, professionisti si sono trovati in Italia, nell’arco di pochi giorni, a dover interrompere il loro lavoro. Ripartire è stato ancora più difficile, tra maggiori costi, dovuti alle misure di sicurezza e alle conseguenze della forzata inattività, e minori ricavi, per la generale caduta del reddito, e l’inevitabile cautela dei clienti.Di fronte a questo scenario, questa guida intende aiutare tutti gli operatori economici (Pmi, piccoli imprenditori di industria, artigianato, commercio, agricoltura, servizi, e lavoratori autonomi), ed i professionisti che li sostengono, a trovare il percorso più idoneo per il superamento della crisi.Dopo aver preso atto delle più autorevoli previsioni sul futuro dell’economia (cap. 1), il testo si focalizza sull’analisi delle cause della crisi di impresa (cap. 2), la cui conoscenza, non solo consente di reagire meglio (cap. 3), ma soprattutto permette di individuare quelle misure organizzative e gestionali per il rilancio dell’attività, che costituiscono l’oggetto del cap. 4. Nello sforzo teso al rilancio, è giusto avvalersi delle misure messe in campo dal Governo (cap. 5), senza dimenticare quelle di sicurezza sanitaria (cap. 6), e per meglio attuare le misure è una buona idea seguire la metodologia del Business Plan, descritta in modo pratico nel cap. 7.Se tutte queste iniziative non fossero sufficienti, non c’è nulla di male nell’avvalersi delle soluzioni alla crisi di impresa, tanto più che esse consentono di continuare l’attività imprenditoriale o professionale. Ecco dunque che l’autore, dopo aver richiamato le novità sulle procedure concorsuali (cap. 8), illustra in modo semplice quelle destinate ai piccoli operatori economici, ossia l’accordo di composizione della crisi (cap. 9) e la liquidazione del patrimonio (cap. 10), per passare poi alle soluzioni previste dal R.D. 267/42 per le Pmi, ovvero il piano di risanamento (cap. 11), l’accordo di ristrutturazione dei debiti (cap. 12), il concordato preventivo (cap. 13).Attraverso la messa a disposizione di materiale online, viene garantito l’aggiornamento del testo in merito alla conversione in legge del Decreto Rilancio.MASSIMILIANO DI PACEÈ docente universitario dal 1998, e insegna International Trade all’Università di Tor Vergata dal 2010. Ha lavorato in 16 paesi esteri in 5 continenti, ed in qualità di Professore straordinario ha coordinato 2 Mba, uno in Inglese e uno in Russo, oltre a un Bachelor in Spagnolo. Ha pubblicato una ventina di libri in diritto di impresa, economia e politica economica, politiche e diritto comunitario, e oltre 1.100 articoli, di cui più della metà in quotidiani, ed i restanti in riviste economico-giuridiche. Ha svolto docenze presso una decina di università e oltre 1.000 giornate di formazione in un centinaio di enti, tra cui le principali associazioni di categoria, le Camere di Commercio e il mondo della Pa, in materie economiche, aziendali e giuridiche.

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La differenza tra vaccini ad adenovirus e vaccini a mRna

Questo fenomeno può spiegare come mai i vaccini ad mRna come Pfizer e Moderna non siano mai stati associati a eventi trombotici, a differenza dei vaccini a vettore ad adenovirus come Astrazeneca e Johnson&Johnson. Tutto sta nel meccanismo alla base della veicolazione dell’istruzione genetica all’interno della cellula. I vaccini a mRNA hanno come obiettivo il citoplasma cellulare, dove le istruzioni genetiche (l’RNA messaggero) possono già agire e costruire le proteine Spike che verranno usate dal sistema immunitario per formare gli anticorpi anti-Spike, senza la necessità di entrare nel nucleo cellulare. Diversamente, i vaccini che utilizzano un vettore virale, spiegano i ricercatori nel loro studio, rilasciano la sequenza genetica direttamente nel nucleo dove parti di questo DNA però tende a rompersi e a legarsi con altri frammenti, formando delle strutture che la cellula espelle nel sangue. Questi complessi liberi nel torrente circolatorio, a loro volta, attivano processi di risposta immunitaria, e in una persona su 100.000 anche coaguli e reazioni avverse come le trombosi.

Quanti sono i casi di trombosi da Astrazeneca?

I numeri sembrano essere costanti: 309 casi su 33 milioni di vaccinati con il Vaxzevria, il nome del preparato dell’AstraZeneca, in Inghilterra, e 142 eventi in 16 milioni di vaccinati europei con lo stesso siero. Quindi, 1 persona ogni 107.000 vaccinati. Mentre negli Stati Uniti, dove il vaccino della Johnson&Johnson è in via di somministrazione i casi accertati di trombosi sono stati 8 su 7,4 milioni di vaccinati, un po’ meno di uno su un milione. Decisamente meno pericoloso dell’AstraZeneca. In base al principio di precauzione, e in base ai dati che affermavano che la popolazione più colpita erano le donne sotto i 60 anni, il vaccino Vaxzevria è stato limitato o addirittura sospeso in diverse paesi.

C’è una soluzione per evitare il rischio di trombosi

Ma nulla è perduto, Marschalek e il suo team di ricercatori suggeriscono una soluzione al problema vaccini e coaguli: basterebbe reingegnerizzare la sequenza del gene che codifica la proteina Spike di questi vaccini per evitare che si divida (splicing). Effetto comunque, meno comune nel vaccino J&J, dovuto ad una sequenza di DNA più stabile rispetto a quella dell’AstraZeneca, rendendo meno probabile la formazione di coaguli, secondo Marschalek.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

Fonti scientifiche:

  • Eric Kowarz, Lea Krutzke, Jenny Reis et al. “Vaccine-Induced Covid-19 Mimicry” Syndrome: Splice reactions within the SARS-CoV-2 Spike open reading frame result in Spike protein variants that may cause thromboembolic events in patients immunized with vector-based vaccines, 26 May 2021, PREPRINT (Version 1) available at Research Square [https://doi.org/10.21203/rs.3.rs-558954/v1]

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Dario Tobruk

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