Si è chiusa una vicenda che, a un primo impulso, può persino strappare un sorriso, ma che dovrebbe invece far nascere una riflessione urgente: chi è responsabile della sicurezza degli infermieri che assistono i pazienti a domicilio?
Perché ieri, un’infermiera ADI morsa da un bassotto, ha riportato ferite serie ma non vitali. Ma se domani l’aggressione arrivasse da un animale di taglia maggiore, come finirebbe? E soprattutto: chi si assumerebbe tutte le responsabilità del caso?
L’infermiera ADI morsa dal cane durante un accesso
Diversi anni fa, durante una visita di routine per una medicazione, una giornata come tante per un’infermiera dell’ADI — la collega venne aggredita dal bassotto di proprietà della figlia di un paziente.
Il cane, probabilmente poco incline ai rapporti con estranei, si avventò contro di lei mentre la donna tentava semplicemente di salutare la padrona (o forse il cane stesso).
Un morso al volto, tanto violento da causare diverse ferite al naso e rendere necessario il ricorso al pronto soccorso dell’ospedale San Bartolomeo di Sarzana, in provincia della Spezia.
Al ricovero seguì una denuncia per il risarcimento danni, presentata dall’infermiera nei confronti della famiglia del paziente presso il tribunale civile della Spezia.
Dopo anni di attesa, la vicenda ha finalmente trovato un epilogo: le figlie dell’uomo sono state condannate a risarcire l’infermiera ADI aggredita dal cane.
Il risarcimento all’Infermiera ADI morsa da un bassotto
La sentenza, firmata da pochi giorni dal giudice civile, riconosce alla collega un danno non patrimoniale pari a circa 8.100 euro, oltre al pagamento delle spese legali.
Come stabilito dal tribunale, sarà la compagnia assicurativa della padrona del cane ad assolvere l’obbligo di pagamento, subentrando all’assicurata per l’intero importo.
Altri strumenti per tutelarti dalle aggressioni
Un’altra arma di cui disponiamo ogni giorno contro le aggressioni è la conoscenza: dei nostri diritti, delle modalità di tutela e delle misure di sicurezza a disposizione degli infermieri e degli altri professionisti sanitari. Anche se ad aggredirci è un (non tanto) simpatico bassotto.
Per questa ragione vi invitiamo a consultare il testo La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari dell’Avvocato penalista Fabio Piccioni, che ci introduce, con estrema chiarezza e competenza, nel mondo delle disposizioni normative a tutela della nostra salute e integrità, sia fisica che mentale.
Disponibile sia su MaggioliEditore.it che su Amazon.it, è uno strumento da prendere seriamente in considerazione da chi ogni giorno si scontra con il fenomeno delle aggressioni e vuole dire basta a questo continuo carico sulle spalle degli infermieri.
Scopri come tutelarti dalle aggressioni
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
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Non è un episodio su cui sorridere, ma su cui aprire una questione seria
L’episodio può persino strappare un piccolo sorriso ad una prima valutazione, ma riporta alla luce una questione tutt’altro che marginale, spesso sottovalutata: la sicurezza degli operatori sanitari in ambito territoriale e domiciliare.
L’ambiente domestico del paziente è sempre un luogo estraneo, spesso privo delle tutele minime e delle conoscenze basilari che in ospedale si danno per acquisite.
Secondo la sentenza, l’aggressione era prevedibile: la padrona conosceva l’indole del cane e avrebbe potuto evitare il rischio semplicemente impedendo all’Infermiera ADI morsa dal bassotto di avvicinarsi.
Un episodio che si sarebbe potuto prevenire se il bassotto fosse stato tenuto a distanza o meglio in stanza separata.
Pertanto sì, anche dietro ad un bassotto, una delle razze più amate dagli appassionati cinofili, può celarsi un pericolo concreto per chi lavora a domicilio.
E la collega, scegliendo di far valere i propri diritti, ha compiuto un atto necessario e doveroso: rivendicare il diritto a lavorare in sicurezza, sempre, ovunque e in ogni caso.
Un risarcimento che va ben oltre il valore economico: assume un significato simbolico, rappresentando un precedente per chi ogni giorno entra nelle case altrui per garantire il diritto alla salute, un diritto costituzionale.
Ma resta una domanda inevitabile: se un infermiera ADI morsa da un bassotto può riportare danni per migliaia di euro di risarcimento, cosa accadrà la prossima volta che ad aggredire un sanitario, sarà un cane di taglia maggiore? O appartenente a una razza più aggressiva?
Chi si assumerà la responsabilità? Quante aziende sanitarie, a livello nazionale, hanno davvero valutato questo rischio?
E, se l’hanno fatto, quali azioni sono state messe in campo per contrastarlo e garantire la sicurezza degli operatori al di fuori dell’ambiente ospedaliero non ci è dato saperlo, visto che il datore di lavoro non è stata coinvolto nella vicenda, come se non fosse in parte responsabile anche questo elemento.
Forse è davvero giunto il momento di aprire un nuovo capitolo, e iniziare un confronto serio: chi è il responsabile della sicurezza degli operatori sanitari a domicilio?
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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