Amnesty: lesi i diritti umani del personale RSA durante la pandemia

Dario Tobruk 09/11/21
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Amnesty International Italia denuncia lesi diritti umani e ritorsioni subite dal personale RSA, solo per aver denunciato irregolarità sul posto di lavoro, preoccupazioni sulla propria sicurezza e quella degli ospiti anziani.

Rapporto Amnesty International Italia: il personale RSA è stato messo a tacere durante la pandemia

Secondo il rapporto lanciato a ottobre 2021 da Amnesty International Italia dal titolo “Messi a tacere e inascoltati“, personale sanitario e socio-sanitario non hanno potuto godere del diritto umano di libertà di espressione, di organizzarsi in associazioni, di soddisfare i propri diritti sindacali e di ricevere e diffondere informazioni.

Inoltre il contesto lavorativo altamente precario, ha reso l’arrivo della pandemia, ancora più difficile per questi lavoratori, esacerbando criticità già presenti ben prima del Covid-19, come carenza di personale e problemi strutturali che ricadono sull’assistenza e la qualità di vita dei pazienti e del lavoro dei sanitari.

Cosa è successo nelle “case di riposo” durante la pandemia?

Quello che emerge dal rapporto è il clima di terrore mosso da datori di lavoro, pubblici e privati, che in seno alla pandemia, hanno risposto alle inadeguatezze delle proprie strutture, segnalate dagli operatori sanitari, con ritorsioni, licenziamenti ingiusti e misure anti-sindacali.

L’indagine, condotta nel primo semestre del 2021, si basa sulle interviste di decine di operatori in servizio presso strutture residenziali sanitari e socio-sanitarie, con domande che vertono sulla gestione della pandemia da Covid-19 da parte della direzione delle stesse. A quanto pare, un clima di paura diffuso e ritorsioni si sono spesso trasformate in provvedimenti disciplinari e licenziamenti.

Intervista alla ricercatrice di Amnesty International Italia

Estrapoliamo parte delle risposte della ricercatrice Amnesty Debora Del Pistoia, intervistata dalla giornalista Monica Coviello di VanityFair.it (qui l’intervista integrale e originale). Riportiamo alcune di queste impressioni anche ai lettori di Dimensione Infermiere, sicuramente a loro volta coinvolti in molte di queste vicende per spingerli a denunciare quanto anche loro hanno subito durante questi anni.


Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. Per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse.


 

Molte Rsa si sono trovate impreparate a gestire l’emergenza pandemica per ragioni strutturali e per scelte istituzionali a vari livelli che le hanno de-prioritizzate rispetto al settore ospedaliero che si trovava in grave affanno” spiega la ricercatrice, che prosegue: “In molti casi che segnaliamo nella ricerca, le misure ritorsive sono state adottate nelle prime fasi dell’emergenza e hanno avuto effetto intimidatorio verso altri possibili segnalatori“.

Giornalista: il timore di ritorsioni può avere indotto molti operatori delle Rsa a non denunciare? 

Ricercatrice: “Il quadro che abbiamo ricostruito attraverso quest’ultima ricerca e più di un anno di monitoraggio e studio del settore delle Rsa in Italia è di un clima ostile alla segnalazione di irregolarità al diritto di riunione sindacale. Testimonianze di operatrici e operatori parlano di ritorsioni e intimidazioni verso chi denuncia, mentre sindacalisti riportano di essere stati minacciati di ricevere querele per la loro attività in difesa di condizioni lavorative degne nelle strutture. Questo quadro ci permette di dire che i casi di provvedimenti e licenziamenti disciplinari segnalati sono solo una piccola parte e che molti lavoratori si sono astenuti dal denunciare per paura di subire ripercussioni”.

Giornalista: quali ritorsioni hanno dovuto subire le persone che hanno denunciato?

Ricercatrice: Nel rapporto segnaliamo alcuni casi significativi, in particolare provvedimenti disciplinari espliciti, tra cui sospensioni dal lavoro, e licenziamenti disciplinari. Sono stati riportati anche casi di misure indirettamente mirate a intimidire, come allontanamenti dal reparto di competenza. In due casi, il Tribunale di Milano ha riconosciuto che un provvedimento e un licenziamento disciplinare emessi ai danni di due lavoratori di due strutture del milanese fossero stati illegittimi, sottolineando come le segnalazioni di criticità fossero di interesse pubblico e mirate a migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro”.

Giornalista: che cosa si può fare per migliorare la situazione?

Ricercatrice: “La nostra raccomandazione principale è l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare che possa fare luce su errori e carenze strutturali nella gestione della pandemia da Covid-19 nel settore delle Rsa in Italia e che permetta di implementare urgentemente azioni correttive in ambito di salute e sicurezza, condizioni di lavoro eque e degne, nel rispetto dei diritti umani fondamentali di ospiti anziani, dei propri cari e del personale sanitario e sociosanitario. È necessario che vengano ascoltate le preoccupazioni di lavoratori e sindacati anche nella costruzione delle risposte per il medio e lungo termine. Abbiamo rilanciato un appello che è disponibile qui”.

Altro che eroi, gli operatori sanitari e socio-sanitari sono schiavi del sistema

Da queste conclusioni non può che scaturire indignazione verso un sistema disfunzionale per i suoi lavoratori e per i suoi destinatari, i fragili ospiti di queste strutture, dove, nessuno dei dirigenti apposti risponde mai delle proprie responsabilità e dei propri errori.

Noi, non possiamo che sperare che questi argomenti emergano nel dibattito pubblico e politico, fare finalmente chiarezza sullo stato di salute delle residenze sanitarie, e una volta per tutte, delineare i reali motivi per cui tutti gli operatori fuggono dalle RSA.

Perché è fin troppo chiaro che le cause dei problemi della case di riposo vanno cercati in alto, bussando alle stanze delle direzioni sanitarie, proprio mentre questi piangono l’assenza di schiavi malpagati e, a quanto pare, persino maltrattati.

Arrivando persino a negare diritti umani a professionisti sanitari e socio-sanitari coinvolti in un lavoro così tanto delicato. Firma anche tu l’appello Amnesty International per i diritti del personale sanitario nelle RSA.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

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