PTCA – Angioplastica Coronarica, cosa è?
Attraverso l’angioplastica coronarica è possibile dilatare un ramo coronarico occluso, o significativamente stenotizzato, a causa di un processo aterosclerotico. Uno o più rami occlusi sono causa di sindrome coronariche acute (al link maggiori informazioni).
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Attraverso un catetere intra-arterioso si incannula un’arteria femorale o una radiale: grazie al catetere, l’emodinamista è in grado di intervenire sul processo sclerotico delle coronarie occluse dilatandolo con un palloncino e applicandogli attorno una “rete” (struttura cilindrica metallica chiamato stent coronarico) che mantiene pervia l’arteria, in specifici casi “rompendo la placca” ateromasica che occlude il vaso. Si intende con coronarografia la procedura invasiva prettamente diagnostica che consente di visualizzare direttamente le arterie coronarie attraverso radioimmagini.
Può essere eseguita:
- in emergenza nei casi STEMI, NSTEMI, Angina Instabile, e tutti quei casi che comportano l’alterazione dell’ECG chiamata ST sopra (sopraslivellamento del tratto ST)
- in urgenza (entro 72h) altri casi (generalmente indicati su linee guida e protocolli interni) in cui non vi sia prettamente un sopraST.
Percorso di Degenza tipico:
Il percorso nelle unità di degenza, in caso di emergenza è generalmente:
UTIC (Unità di terapia intensiva coronarica) –> Emodinamica –> UTIC–> Cardiologia.
Preparazione del paziente sottoposto ad angioplastica coronarica Assistenza infermieristica Pre-PTCA
ogni reparto ha i suoi protocolli e le sue linee guida e quelli saranno da seguire ma possiamo ammettere, grosso modo e in linea generale, dovrete nel caso di imminente esecuzione PTCA:
- Verificate l’identità del paziente.
- Verificare che il paziente abbia firmato i consensi, compreso e accettato la procedura; nei limiti della situazione (coscienza, collaborazione, tempo, ecc..) dissipate eventuali dubbi.
- Rilevate i parametri vitali e la sintomatologia del paziente.
- Monitorate attraverso ECG o telemetria l’attività elettrica del cuore, stampate un ecg a 12 derivazioni e valutate se non vi siano alterazione rispetto ai precedenti, in caso di qualunque sospetto riferite al medico.
- Applicare un CVP valido (almeno 18 ch), lontano dai punti di repere radiale e femorale (la vena cubitale del braccio può andare bene). Verificare la congruità e la pervietà dell’accesso venoso.
- Eseguire Tricotomia (secondo il vostro protocollo) ma generalmente a livello inguinale esteso e nei polsi radiali fino all’avambraccio.
- Eseguire cure igieniche perineali.
- Somministrare eventuale terapia farmacologica prescritta
- Se prescritto posizionate ossigenoterapia.
- Verificare che il paziente abbia rispettato il digiuno, in caso contrario segnalate.
- Se richiesto eseguite prelievo ematico: l’esecuzione della procedura necessita di valori biochimici come la creatinina, l’emoglobina, i fattori della coagulazione, oltre alla curva di troponina( o altri markers di necrosi miocardica).
- Verificate se da protocollo: la presenza di un ecocardio (volumi, camere cardiache, frazione di eiezione), la presenza di Rx Torace, inoltre allegate in cartella clinica l’ultimo elettrocardiogramma effettuato.
- Se da protocollo o da prescrizione medica: posizionate un catetere vescicale. In genere non è necessario per tutti. Se il pz presenta un globo vescicale (fino a 1000 ml) clampate ogni 300 ml max, questo eviterà una crisi vagale, non cosa buona in un paziente infartuato.
- Rimuovete e conservare protesi e accessori: dentiera, occhiali, collane e anelli,ecc..
- Vestite il paziente con DPI: grembiule chirurgico, calzari, mascherina ecc..
- Spesso se la creatinina è fuori range potrebbe essere prescritta la somministrazione di soluzione fisiologica (il flusso sarà prescritto secondo la frazione di eiezione del paziente o altri dati).
- Verificate e compilate un eventuale checklist peri-operatoria.
- Se il paziente deve essere trasferito in un unità esterna alla vostra struttura verificate la presenza dei documenti compilati di viaggio e che l’ambulanza e il personale siano stati avvisati e pronti.
- Verificate la correttezza della documentazione nella cartella clinica del paziente (e che la cartella sia quella corretta!).
- Se non già informati, avvisate i parenti o i caregiver dell’esecuzione dell’intervento.
- Trasferite il paziente in emodinamica (monitorato!).
- Documentate il tutto, con orario e condizioni cliniche, in diario/cartella infermieristica.
Guida al monitoraggio in Area Critica
Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio. A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.
a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore
15.00 € 14.25 €
Angioplastica coronorica Assistenza infermieristica Post PTCA
Al rientro in del paziente in degenza/unità:
- Verificate l’identità del paziente.
- Sistemate il paziente a letto, monitoratelo e stampate un ecg a 12 derivazioni.
- Rilevati parametri vitali, verifica il dolore con scale di valutazione come NRS o VAS.
- Verificate il punto di repere dell’accesso arterioso più volte (femorale o radiale):
- Sanguinamento? Ematoma? Soffusioni?
- Verificate la perfusione arteriosa nell’arto (caldo, perfuso?)
- Rilevate eventuale dolore o parestesie all’arto.
- Somministrate terapia se prescritta.
- Documentate il tutto in cartella infermieristica/diario.
Riferimento, documenti e fonti:
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Piano di assistenza infermieristica al paziente con Infarto Miocardico Acuto
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