Assistenza Domiciliare Infermieristica: infermieri domiciliari richiesti ma pagati in nero.

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Non potevamo non parlarne, non potevamo non riferirci anche noi al panorama lavorativo italiano che vede sempre maggiore parte della popolazione rimandare alle cure di infermieri domiciliari e dell’assistenza domiciliare infermieristica per tutta una serie di visite sanitarie.

Il dato forse potrebbe non stupire gli addetti ai lavori che hanno il polso della situazione, e di certo, alcuni di essi non si stupiranno nemmeno nel constatare che il cinquanta per cento di queste prestazioni siano pagate in nero. Aumenta la fiducia degli italiani negli infermieri, ma molti sono costretti dal fatto di non poter contare su un sistema di welfare all’altezza, in un’Italia sempre più povera.

La certificazione della situazione arriva da una recente indagine voluta da Ipasvi e Enpapi «Il mercato delle prestazioni infermieristiche private e l’intermediazione tra domanda e offerta», ricerca questa realizzata dal Censis e presentata in queste ore a Roma con la partecipazione della presidente della Federazione Ipasvi Barbara Mangiacavalli e Mario Schiavon, numero uno dell’Enpapi.

Infermieri domiciliari e Assistenza Domiciliare Infermieristica

A lasciare l’amaro in bocca non è ovviamente la maggior fiducia riposta dagli italiani negli infermieri domiciliari, ciò che fa riflettere è sapere che l’infermiere pur essendo sempre maggiormente stimato da grandi fette della popolazione, rimane costretto a muoversi entro margini che collimano con ciò che non è legale, per un concreto avanzamento della professione infermieristica che certamente in questo modo verrà sempre procrastinato.

Molti italiani continuano ad evidenziare come il rapporto con l’infermiere sia divenuto esso stesso sinonimo di qualità professionale, motivo per cui è il cittadino italiano ad affermare di poter contare sulla loro professionalità, ma le modalità attraverso le quali il loro lavoro è svolto continua ad essere non in linea con i dettami dell’ordinamento giuridico italiano.

Gli Italiani apprezzano e si fidano degli infermieri

Ecco i numeri che disegnano questo quadro: l:84,7% degli italiani sembra fidarsi degli infermieri infermieri. La fiducia resta molto alta sia in regioni differenti, sia in fasce d’eta lontane che in classi sociali distinte. Si fidano dell’infermiere l’84,1% dei residenti del Nord-Ovest, l’87,3% al Nord-Est, l’85,6% nelle regioni del Centro e l’83,3% nel Sud. Particolarmente alta è la fiducia tra le persone anziane (90,1%). solo per una metà del soggetti interrogati affermano di utilizzare effettivamente la professionalità degli infermieri preferendo i servigi meno qualificati di badanti e altro.

E’ cresciuta comunque esponenzialmente la richiesta di personale infermieristico su tutto il territorio nazionale. Per far fronte alla domanda sempre più pressante di professionisti, in un territorio sempre più vecchio, dove gioco forza, sarà sempre più importante poter contare su professionisti della sanità di spessore.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

Il lavoro in nero continua però a sporcare il significato ultimo di questi risultati.  La richiesta privata di cure infermieristiche vale 6,2 miliardi di euro l’anno, una cifra enorme, ma le prestazioni, sono ancora spesso e volentieri eseguite senza l’emissione conseguente di fattura, si consideri che gli italiani che hanno fatto ricorso agli infermieri presso le loro case sono 12,6, di questi, 2,3 milioni  hanno richiesto trattamenti terapeutici e assistenziali proiettati nel tempo. Fa riflettere quanti pazienti abbiano infine pagato in nero, sono circa sei milioni, in pratica uno su due.

Il boom di richiesta privata di personale infermieristico e la porzione di popolazione che paga in nero, oltre a consegnare ai lettori una visione in chiaroscuro del nostro territorio, rappresenta un vero e proprio grido d’allarme, il venir meno delle risorse per i servizi socio-assistenziali legato al deciso aumento della povertà delle famiglie italiane ha fatto sì che il ricorso agli infermieri diventasse più che un’opzione una vera e propria necessità.

Il ricorso al nero e l’economia domestica degli italiani

L’assistenza a domicilio degli infermieri ha quindi una marcata voce dissonante, da una parte si può evidenziare come il passo avanti fatto dalla categoria inizi ad avere un suo peso anche nell’economia domestica degli italiani, oltre che nella loro intima consapevolezza. Gli elementi che al contrario non possono far altro che far riflettere sono proprio quelli attinenti al disagio vissuto da coloro i quali non potendo più contare su sistemi di welfare accettabili sono costretti a rivolgersi all’infermiere finendolo poi col pagarlo in nero, con grave responsabilità dell’infermiere.

Una maggiore fiducia degli italiani negli infermieri che, in alcuni casi, può sembrare forzata. Senza un ripristino organico di strumenti volti ad accrescere il benessere medio delle famiglie il ricorso a soluzioni comunque contra legem sarà sempre più una costante.

Martino Di Caudo

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