Dall’ADI alle Cure Domiciliari (C-Dom): l’evoluzione dell’assistenza territoriale

Tutti i punti principali della delibera 6867/22 che riforma l’ADI in C-Dom

Dario Tobruk 19/04/23
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La Lombardia, tra le prime regioni in Italia, si è dotata di un nuovo assetto normativo e legislativo che incorpora l’assistenza sanitaria territoriale in un’evoluzione da Adi (assistenza domiciliare integrata) a C-Dom (Cure domiciliari).

In questo articolo, illustriamo brevemente alcuni dei punti principali della DRG Lombardia n. 6867 del 2/8/2022, e del nuovo modello di erogazione delle cure domiciliari, che avrà un impatto diretto sull’obiettivo principale che tutte le regioni dovranno perseguire alla luce delle nuove cronicità: portare le cure, quando possibile, direttamente al domicilio del paziente.

Indice

Cos’è l’ADI (assistenza domiciliare integrata)?

L’ADI, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, è un servizio sanitario che garantisce assistenza e prestazioni sanitarie ad anziani e malati di tutte le età e in tutte le condizioni, inseriti in contesti familiari adeguati a perseguire le cure necessarie presso il proprio domicilio. Per usufruire delle cure domiciliari, è necessario che il paziente soddisfi una serie di requisiti, come la non trasportabilità e la non autosufficienza.

Gli obiettivi dell’ADI sono garantire cure socio-sanitarie a domicilio, evitando che il paziente abbandoni il proprio ambiente, prevenendo l’ulteriore ricovero ospedaliero quando l’assistenza può essere garantita a casa del paziente senza ripercussioni sulla qualità delle cure.

Per richiedere questo servizio è necessario rivolgersi al medico di medicina generale, ai professionisti autorizzati come l’infermiere di famiglia e di comunità, o direttamente all’ospedale che congeda il paziente con la modalità delle dimissioni protette.

Un’unità di valutazione multidimensionale accerterà l’appropriatezza della richiesta e, se confermata dall’UVM (o UVMD), convaliderà l’ente erogatore scelto dal paziente per proseguire le cure. Consigliamo la lettura di questo articolo per approfondire l’argomento.

Gli obiettivi dietro la nuova delibera 6867/22

La Lombardia, così come il resto d’Italia, si appresta ad affrontare un oneroso carico assistenziale dovuto all’inesorabile invecchiamento della popolazione, con annesso aumento degli anziani fragili.

Le proiezioni demografiche (l’Istat stima 6 milioni di grandi anziani poli-patologici entro il 2060) e le valutazioni sull’impatto del sistema di fronte a questa sfida non lasciano spazio a dubbi: se non si interviene per tempo, il sistema sanitario rischia di collassare su se stesso.

Alla luce di questa problematica e degli obiettivi previsti e finanziati dal PNRR, ovvero la presa in carico del 10% degli over 65 entro il 2060, le amministrazioni sono intenzionate a strutturare per tempo la sanità regionale con un nuovo modello territoriale che superi il vecchio paradigma della risposta ospedaliera a qualsiasi bisogno sanitario.

Senza la pretesa di sostituirsi ad esso, ma con l’intenzione di integrarsi in un continuum ospedale-territorio che costituisca un percorso assistenziale efficace ed efficiente.

A tutto ciò segue la motivazione alla base della riforma territoriale: la rete dei servizi, i professionisti e le nuove tecnologie verranno quindi coinvolti in una graduale attuazione di una sanità territoriale adeguata ai grandi bisogni che il futuro della sanità dovrà affrontare.

Cure Domiciliari (C-Dom): un nuovo modello di erogazione

Il modello lombardo di assistenza territoriale è in continua sperimentazione e ricerca di processi di efficientamento del servizio. È dal 2018 che il territorio brianzolo – nello specifico le tre ASST di Monza, Lecco e Vimercate e 27 erogatori privati – è oggetto di una sperimentazione il cui obiettivo è la valutazione dei bisogni più frequenti nella popolazione di competenza.

Da questa indagine è emerso che nella maggior parte dei casi la principale causa di attivazione del servizio ADI è rappresentata da lesioni cutanee (45% dei casi), seguite dalla gestione di cateteri vescicali, sonde e stomie (con un 19% dei casi), quindi bisogni riabilitativi (17%) e infine, nei casi rimanenti, bisogni complessi che richiedono l’intervento di équipe multiprofessionali integrate in processi di cura complessi e che non possono essere standardizzati.

A partire da questi dati, la Lombardia, oltre ad aver rinominato con la delibera 6867/22 il servizio ADI in C-Dom, ha ridisegnato il suo modello di erogazione definendo nuovi criteri di accesso, di valutazione e conferma della richiesta di attivazione, delle modalità di presa in carico, i requisiti e l’accreditamento degli enti erogatori e infine nuovi percorsi assistenziali standardizzati.

Nuovo modello di classificazione ed erogazione delle cure domiciliari

Dalle indagini appena descritte è stato possibile definire un modello di offerta standardizzata per i bisogni di salute più frequentemente riscontrati, al fine di semplificare la presa in carico. Ciò si traduce in interventi prestazionali semplici, come ad esempio i prelievi, o in specifici percorsi assistenziali:

  1. Gestione Alvo
  2. Gestione Catetere vescicale
  3. Gestione Stomie
  4. Percorso Lesioni
    • A: Ldd di 1°/2° stadio o lesioni semplici di altra eziologia;
    • B: Ldd di 3° stadio o lesioni di altra eziologia estese o di natura complesse;
    • C: Ldd di 4° stadio o lesioni di altra eziologia estese o di natura altamente complessa;

Per quanto riguarda i bisogni riabilitativi, così come per le prestazioni infermieristiche, sono previsti interventi di fisioterapia articolati in percorsi (A, B, C e D) in base alla gravità e alla situazione clinica del paziente.

I fattori che entrano in gioco per l’accesso alle cure domiciliari e la scelta tra le varie offerte prevedono la valutazione dell’intensità assistenziale (CIA), della tipologia del bisogno di salute (mono o multiprofessionale, mono o multiprestazionale) e l’inquadramento in percorsi standard o meno.

Quando non è possibile incanalare il paziente in un percorso già definito, come nel caso di particolari condizioni clinico-assistenziali che richiedono l’erogazione di interventi multiprofessionali, che presentano un CIA >0,14, e che comunque non richiedono il ricovero ospedaliero, è previsto un modello di ADI integrato secondo uno schema che prevede 3 livelli (I, II, IIIA, IIIB, IIIC) in base al citato coefficiente.

Nuovi e vecchi requisiti

Il Decreto Regionale 6867 del 2022 prevede una rivalutazione di tutti i requisiti finora previsti per l’accreditamento degli enti erogatori che desiderano continuare a fornire cure domiciliari.

Si prevede una profonda ristrutturazione dell’organizzazione dei locali utilizzati per il servizio, con la separazione dei locali tra quelli sporchi e quelli puliti o tra quelli di accoglienza e quelli d’archivio. Inoltre, sono previsti spogliatoi e servizi igienici adeguati per il personale e per l’utenza, se prevista.

Sono previste maggiori tutele per il personale che, a differenza della precedente normativa, non può essere contrattualizzato e retribuito al di sotto dei CCNL di settore. Inoltre, è previsto un percorso di formazione obbligatorio su temi definiti e, in caso di utilizzo del mezzo del professionista, dovrà essere previsto un rimborso spese.

È prevista, da parte dell’erogatore, la definizione puntuale del servizio con regolamenti interni e procedure assistenziali. Inoltre, si auspica che tutta la documentazione (FASAS, fascicolo socio assistenziale e sanitario) sia completamente informatizzata entro un anno dal provvedimento. L’operatore dovrà essere dotato di un dispositivo mobile e di una postazione informatica comprensiva di connessione internet e stampante, oltre alla strumentazione dedicata alla telemedicina se compresa dal servizio.

La presa in carico del paziente deve concludersi entro le 72 ore dalla ricezione della richiesta di attivazione, in tempi più brevi in caso di urgenza o anche più lunghi se differibile secondo il giudizio del curante. Per ogni caso, dovrà essere assegnato un referente (case-manager) e sono previste modalità di analisi dei risultati e degli errori (near-miss o incidenti) accaduti durante il percorso.

La delibera prevede maggiore attenzione al clima operativo, coinvolgendo maggiormente gli assistiti e i loro familiari, al fine di migliorare l’aderenza e la compliance terapeutica. Inoltre, sono previsti requisiti di appropriatezza e programmi di formazione dedicati all’umanizzazione delle cure.

In attesa di una piena implementazione delle piattaforme tecnologiche, la delibera prevede un primo impianto organizzativo per l’erogazione complementare (e non sostitutiva) delle prestazioni di telemedicina. Limitatamente a singoli interventi professionali, sono previsti: controllo medico (televisita), colloquio psicologico (teleassistenza) e fisioterapia (teleriabilitazione).