12,2 milioni di italiani rinunciano alle prestazioni sanitarie. Ecco un’italia sempre più povera

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La rinuncia alle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini italiani è l’ultimo evidente segnale di un’Italia sempre più povera. E’ un quadro allarmante quello della sanità italiana sotto vai aspetti, gli ultimi dati raccolti disegnano uno scenario in cui ben 12,2 milioni di cittadini italiani hanno procrastinato le loro cure a causa della mancanza di risorse economiche. Nel giro di un anno, nel nostro paese, coloro i quali hanno optato per la rinuncia ad almeno una prestazione sanitaria sono stati 1,2 milioni in più rispetto a quelli del 2016.

Il Rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica.

L’analisi del Rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata, svela, non troppo sorprendentemente, la reale situazione in cui versano gli italiani, costretti a dover fare a meno degli strumenti posti a tutela del proprio benessere perché obbligati dalla necessità di far fronte ad altre impellenze. Un’Italia più povera insomma, un’Italia che rinuncia alla protezione sociale dei propri cittadini.

Aumenta la spesa privata per i servizi sanitari: 37,3 miliardi di euro nel 2016.

Altro necessario spunto di riflessione attiene al quantum di spesa privata che l’italiano medio è disposto ad investire per la propria salute. Nel 2016 è arrivata a 37,3 miliardi di euro, somme erogate il più delle volte direttamente dalle famiglie. Altro dato rilevante è inoltre quello attinente alla spesa pubblica in rapporto al Pil, che in Italia rimane al di sotto della media di altri paesi europei; in Italia ci si attesta al 6,8% del Pil mentre in Francia la percentuale raggiunge l’8,6% ed in Germania al 9%.

 

Liste d’attesa sempre più lunghe

L’aumento della spesa privata è dettato soprattutto da fattori che attengono allo scarso funzionamento della macchina pubblica, lungaggini e scarso rendimento ed una carenza di organico strutturale fanno preferire, per chi se lo può permettere, il ricorso a strutture sanitarie. Enormi quindi le difficoltà per chi intente accedere ai servizi del SSN, con liste d’attesa sempre più lunghe. I dati del Rapporto RBM-Censis segnalano che per una mammografia si  possano attendere in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva in media a 142 giorni. Per una colonscopia l’attesa media è di 93 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono mediamente 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma l’attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (18 giorni in più rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud.

Martino Di Caudo

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