C’è ancora chi scrive “laurea in medicina e diploma da infermiere”

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In un articolo pubblicato due giorni fa su Libero dall’accattivante titolo “Pregiudizi e vanità: non impariamo nulla” e firmato da Pietro Senaldi, si è voluto attaccare i diversi virologi che, grazie alla comparsa del vaiolo delle scimmie, stanno tornando alla ribalta nelle reti televisive italiane.

L’articolo di Libero

Ma non solo: anche il Ministro Speranza, il sottosegretario Sileri, Zingaretti e la sinistra in generale hanno ricevuto punzecchiate per nulla velate dall’autore del pezzo, che ha voluto criticare l’intera gestione sanitaria dell’incubo Covid-19 ed esprimere il timore che tutto ciò possa nuovamente ripetersi.

Il problema è che Senaldi, concludendo la sua riflessione con un’altra stilettata (stavolta indirizzata agli omosessuali), purtroppo per lui ha dimostrato di non essere aggiornatissimo circa il nostro sistema sanitario e le figure che, ad oggi, lo tengono quasi miracolosamente ancora in piedi.

Laurea in medicina e “diploma da infermiere”

Ed ecco quindi che l’infermiere ha un semplice diploma: “Oggi, i medici segnalano che il focolaio si è sviluppato nella comunità omosessuale. Non è un’accusa né una colpa, solo un’indicazione sanitaria, ma i rappresentanti della categoria tirata in questione sostengono che non è vero, in quanto loro si controllano più degli altri; ma perché, se rischiano come tutti?

In un amen l’avvertenza è stata riconvertita in affermazione omofoba per l’intervento di gente che non solo non ha la laurea in medicina, ma neppure il diploma da infermiere.

Castronerie

Forse è meglio così, almeno ci risparmiamo ore di talkshow sui rigurgiti omofobi negli ospedali, però è arduo comprendere come possa passare per atto di rispetto verso la comunità gay privare chi ne fa parte di un’informazione che può salvargli la vita.”

Non ne abbiamo la certezza (chi vivrà vedrà…), ma ci auguriamo davvero di aver imparato tutti qualcosa di importante, in questi due anni di inferno; politici e scienziati inclusi. Di sicuro, però, ci dispiace constatare ancora una volta che i giornalisti proprio non ne vogliono sapere di informarsi sulla figura infermieristica, sulla sua evoluzione e sulle sue reali responsabilità. E perciò seguitano a disinformare, scrivendo castronerie…

“L’infermiere di comunità è una vocazione”: riflessioni sul 12 maggio

Alessio Biondino

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