In Italia vi è una gravissima carenza di infermieri e questo problema, nonostante caratterizzi i nostri ospedali da decenni, ha suscitato l’attenzione della politica (fino a un certo punto) e dei cittadini (forse) solo ora che è in corso una pandemia globale.
Carenza di infermieri e idee creative
Il problema è che per essere e per fare l’infermiere c’è bisogno di tre anni di università, quindi non è facilissimo averne a migliaia in tempi brevissimi. Perciò sono allo studio, da parte dei nostri governanti e non solo, idee alternative più o meno creative per affrontare il problema.
Ad esempio c’è chi propone di far diventare infermieri gli OSS con un semplice corso di qualche mese (VEDI), chi è orfano degli infermieri generici (VEDI), chi propone di prendere dei nullafacenti e di metterli in corsia a fare i professionisti (VEDI) e chi ricomincia a cercare gli infermieri all’estero (in quei paesi dove vengono pagati meno dei nostri e la cui formazione è quantomeno… Discutibile).
Infermieri extra Ue? Scelta pericolosa
Per ciò che concerne quest’ultima strategia, l’OPI di Pisa ha chiaramente espresso la sua posizione, contestando la soluzione del Governo (sposata dalla Regione Toscana) di elargire permessi per “l’esercizio temporaneo delle professioni sanitarie in deroga alle norme in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie”.
Una scelta che, secondo il presidente Emiliano Carlotti, le cui parole sono state riportate da Il Tirreno (VEDI), è quantomeno pericolosa. Già, perché accettare “anche se temporaneamente, personale extra Unione Europea purché abbia conseguito il titolo secondo specifiche direttive dell’Ue (affermazione così piena di vuoto da risultare semplicemente geniale)”, dichiara il presidente, qui da noi rischia di diventare “il preludio alla classica sanatoria all’italiana”.
Le solite contraddizioni
Carlotti ha voluto evidenziare come “La contrattazione al ribasso della qualità degli infermieri stride con l’enorme numero di colleghi precari impiegati nelle nostre corsie, con una graduatoria concorsuale sostanzialmente ferma, con il ricorso al lavoro interinale e anche, è giusto dirlo, con un contratto di lavoro che sarà rinnovato già scaduto e che non promette niente di quanto promesso.
I già decantati eroi si lascino dunque bastare la gratitudine. Il problema è solo ed esclusivamente quantitativo, con buona pace della qualità. Questo personale sarà impiegato nelle Rsa, dove l’obiettivo è reperire personale a basso costo, poco importa che sia qualificato, tanto dovrà solo ‘badare’ e dare la terapia ai nostri anziani. Per l’assistere e prendersi cura ci sarà tempo: la qualità va in deroga”.
Una deroga da non sottoscrivere
E intanto la Regione chiede agli Ordini provinciali di sottoscrivere una convenzione per agevolare l’esercizio della professione ai colleghi extra Ue. “Ebbene quest’Ordine”, dichiara il presidente OPI, “si assume la responsabilità politica di non sottoscriverla.
Non la sottoscriviamo sino a quando ci saranno colleghi precari e interinali nelle nostre corsie; non la sottoscriviamo sino a quando non sarà esaurita la graduatoria concorsuale; non la sottoscriviamo sino a quando non avremo un contratto che valorizzi sia economicamente che per quanto riguarda le possibilità di carriera, la nostra professione; non la sottoscriviamo sino a quando dovremmo sottostare all’anacronistico, antistorico, iniquo e sperequativo vincolo di esclusività; ma soprattutto non la sottoscriviamo e non la sottoscriveremo perché convinti che la tutela della salute dei cittadini non possa essere derogata. È questo il principale mandato che abbiamo”.
“Gli infermieri, insultati e vilipesi, rischiano di sbottare”
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