FNOPI: si ad obbligo “terza dose” per tutelare assistiti e professionisti

Redazione 24/11/21
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La FNOPI sposa in pieno l’ordine presentato alla Camera, prima firma di Andrea Mandelli, presidente della FOFI (farmacisti) e deputato, che richiede che la terza dose del vaccino sia resa obbligatoria per tutti i sanitari.

Secondo un comunicato della nostra federazione, la presidente Barbara Mangiacavalli conferma che “Gli infermieri, vaccinati nei primi mesi dell’anno, stanno assistendo a un aumento esponenziale dei contagi che in un solo mese, da ottobre a novembre, sono più che raddoppiati con un aumento di oltre il 130 per cento, portando il totale degli infermieri infetti da inizio pandemia a oltre 121mila (dopo il valore più basso di 219 infetti a metà luglio, si è passati ai 1.403 del 17 ottobre e ai 3.088 del 17 novembre).”


Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine.

Questo volume intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.

Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine. Il presente lavoro intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.   Fabio M. DonelliSpecialista in Ortopedia e Traumatologia, Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina dello Sport. Profes­sore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano nel Dipartimento di Scienze Biomediche e docente presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Già docente nella scuola di Medicina dello Sport dell’Uni­versità di Brescia, già professore a contratto in Traumatologia Forense presso l’Università degli Studi di Bologna e tutor in Ortopedia e Traumatologia nel corso di laurea in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Siena. Responsabile della formazione per l’Associazione Italiana Traumatologia e Ortopedia Geriatrica. Promotore e coordinatore scientifico di corsi in ambito ortogeriatrico, ortopedico-traumatologico e medico-legale.Mario GabbrielliSpecialista in Medicina Legale. Già Professore Associato in Medicina Legale presso la Università di Roma La Sapienza. Professore ordinario di Medicina Legale presso la Università di Siena. Già direttore della UOC Me­dicina Legale nella Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Direttore della Scuola di Specializzazione in Me­dicina Legale dell’Università di Siena, membro del Comitato Etico della Area Vasta Toscana Sud, Membro del Comitato Regionale Valutazione Sinistri della Regione Toscana, autore di 190 pubblicazioni.Con i contributi di: Maria Grazia Cusi, Matteo Benvenuti, Tommaso Candelori, Giulia Nucci, Anna Coluccia, Giacomo Gualtieri, Daniele Capano, Isabella Mercurio, Gianni Gori Savellini, Claudia Gandolfo.

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In base alle evidenze scientifiche, anche nel personale che ha completato il ciclo, la durata dell’efficacia vaccinale diminuisce rapidamente dopo qualche mese.

È la stessa Mangiacavalli a ricordarlo: “Sappiamo dall’Istituto superiore di Sanità che dopo i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età. In generale, su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale passa dal 76% nei vaccinati con ciclo completo entro i sei mesi rispetto ai non vaccinati, al 50% nei vaccinati con ciclo completo oltre i sei mesi, sempre rispetto ai non vaccinati”.

Per onesta scientifica è necessario ricordare come sia “vero che dal vaccino in poi le morti di chi è da sempre in prima linea sono cessate come si sono ridotti i casi più gravi, quasi del tutto inesistenti. Tuttavia, anche se in forma lieve e perfino asintomatica, far infettare un infermiere significa mettere a rischio anche tutti gli assistiti di cui questo si prende cura e indebolire gli organici già ridotti all’osso”.

L’endorsement all’obbligo vaccinale è quindi necessario per difendere l’intera categoria dal rischio, seppur inferiore rispetto a un anno fa circa, di infettarsi e continuare la catena del contagio.

Del resto, l’adesione volontaria alla dose booster è stata adottata in larga misura, come confermato dalle conclusioni della presidente FNOPI: “Gli infermieri, come le altre professioni – conclude – sono vaccinati quasi al 100% e già oltre il 50% è stato già vaccinato con la terza dose di richiamo. Per questo la dose booster appare indispensabile e ineludibile per tutti, nel momento in cui il virus ha rialzato la testa e si sta di nuovo diffondendo rapidamente, complice la stagione e il numero di non vaccinati. Bene, quindi, la richiesta di obbligatorietà già dopo sei mesi dalla seconda dose per chi assiste: è una garanzia di tutela della salute per tutti”.

La questione tende comunque a spronare il dialogo interno della categoria, e solo l’obbligatorietà della terza dose potrà chiarire la presenza, o meno, di eventuali e/o ulteriori resistenze da parte dei sanitari.

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