I Centri Assistenza e Urgenza (CAU) sono davvero una soluzione per la sanità territoriale?

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Oltre 112mila (per la precisione 112301) accessi in poco più di cinque mesi di attività, dal 1° novembre al 7 aprile. Questi i numeri registrati in Emilia Romagna dai CAU, Centri Assistenza e Urgenza, strutture introdotte a fine 2023 nel territorio e a cui le persone possono rivolgersi per problemi di salute urgenti, ma non gravi.


Sono 33 i CAU attualmente attivi in Emilia Romagna: gli ultimi tre inaugurati proprio nei giorni scorsi a Bondeno, nel Ferrarese, Carpi e Modena. Soddisfacenti sembrano i risultati: tempi di attesa contenuti, in media 45 minuti nell’ultima settimana, e l’83% dei pazienti che riceve assistenza e cura in loco. Buono anche il giudizio dei cittadini che si sono rivolti ai Cau: da oltre 2.600 questionari compilati, per l’85% l’esperienza è positiva o molto positiva; tempi di attesa giudicati ottimali o adeguati dall’86% degli utenti.


Questi, in sintesi, i numeri dell’attività svolta dal 1° novembre 2023 al 7 aprile 2024 nei 31 CAU aperti e monitorati: 112.301 accessi (123.583 considerando anche quelli di Ferrara, i primi a partire in via sperimentale come ambulatori a bassa complessità).

Otto pazienti su 10 (ovvero l’83%) ricevono direttamente in loco assistenza e cura; i tempi medi di attesa nell’ultima settimana di monitoraggio sono di 45 minuti, da un minimo di 2 minuti a un massimo di 2 ore e 14 minuti; casistica per la maggior parte (53%) ortopedica, gastro-intestinale e relativa a disturbi minori; il 68% degli accessi sono effettuati da persone tra i 18 e i 64 anni.


Fin qui i dati diffusi dalla Regione Emilia Romagna. Tuttavia non mancano le voci discordanti, come quella del Nursind Emilia-Romagna: Antonella Rodigliano, segretaria regionale, afferma “come Nursind, ci piacerebbe conoscere i dati sull’affluenza ai Cau, ma anche quelli relativi a chi non va più in pronto soccorso, se davvero si è registrato questo calo tanto auspicato dalla Regione.



A noi non risulta. Anzi, solo per fare un esempio, vediamo i pronto soccorso della stessa città metropolitana di Bologna che continuano a essere affollati (…). Vogliamo risposte, siamo stanchi di non essere mai ascoltati, di vedere le nostre richieste cadere sempre nel vuoto. Abbiamo bisogno di trovare soluzioni che rispondano alle esigenze dei pazienti, prima di tutto, ma anche del personale ogni giorno in prima linea”.

Restano quindi delle zone d’ombra che potranno essere chiarite col tempo e con i successivi monitoraggi. Due considerazioni però si possono fare: il personale chiede ancora a gran voce di essere ascoltato e non trova nelle soluzioni adottate sostanziali miglioramenti; vero anche che la Regione Emilia Romagna sta procedendo a mettere in campo un progetto fattivo per la sanità territoriale. Di questi tempi, è già una notizia.

Sara Sacco

Nascita del sistema sanitario nazionale con la legge 833/78

Alessio Biondino

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