Il direttore dell’Ulss: “Carenza di infermieri? Non c’è più vocazione. Assumiamo OSS”

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Nella pianta organica dell’azienda sanitaria del Veneto Orientale, l’Ulss 4, mancano all’appello quasi 500 lavoratori e gli ospedali di San Donà, Portogruaro e Jesolo sono in sofferenza come molti altri nosocomi italiani.

Come spiegato a Il Gazzettino dalla direttrice dell’Ulss 4 Francesca Ciraolo, «la parte più grave riguarda le carenze nella dirigenza medica, ma anche nella componente infermieristica». Il motivo?

La dirigente non ha dubbi: manca la “vocazione”: «In questo caso la sofferenza è generale ed è distribuita in tutti i reparti. Se per i medici si parla di un assorbimento del problema nel giro di massimo tre anni, per gli infermieri i dati universitari non sono confortanti: basti pensare che lo scorso anno il numero di laureati medici ha superato quello degli infermieri.


Sono dati nazionali che si riflettono anche da noi. C’è una sorta di crisi vocazionale per le professioni sanitarie, soprattutto nell’ambito infermieristico».

Come risolvere il problema? Beh, con altre forme di organizzazione distanti dal passato: «Ad esempio col tema del mix assistenziale, valorizzando il contributo del professionista infermiere, portandolo su altri compiti quotidiani e diversificando l’attività con l’operatore socio sanitario.

Non si possono sostituire le figure, ma se riusciamo a valorizzare l’infermiere, allora riusciamo a far lavorare meglio l’operatore socio sanitario. Infatti stiamo aumentando l’assunzione proprio di queste figure».


Ricapitolando: non ci sono infermieri perché manca la «vocazione», come dichiarato anche da un presidente Opi non molto tempo fa (VEDI articolo Al concorso per infermieri si presentano in 35 e l’Opi denuncia: c’è una «flessione delle vocazioni»).

Quindi all’Ulss 4 che vogliono fare di innovativo per risolvere il problema? Semplicemente assumere finalmente OSS, cosa che per legge andrebbe fatto da tempo immemore, così che l’infermiere possa essere e fare finalmente ciò per cui ha studiato anziché comportarsi come un factotum di reparto e così da «diversificare» l’attività delle due figure. 

Sempre che gli «altri compiti quotidiani» (dicitura orrenda e d’altri tempi, per l’infermieristica) dove sarà «portato» l’infermiere vi sia qualcosa di strettamente legato alla professione. Meglio tardi che mai, insomma!

Certo, se poi però questo assai poco chiaro e rassicurante «mix assistenziale» prevede che gli Oss si mettano a fare gli infermieri col benestare dell’azienda per compensare le carenze… Sarebbe molto grave.

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Marilena Montalti, Cristina Fabbri | Maggioli Editore 2020

Alessio Biondino