In primo luogo bisogna chiarire cos’è il danno iatrogeno differenziale, questo si traduce in un pregiudizio alla salute del paziente, causato dal comportamento colposo del sanitario, condotta quest’ultima in grado di dar seguito ad un peggioramento di una lesione già esistente, a sua volta ascrivibile a colpa di un terzo od a cause naturali.
IL danno iatrogeno differenziale ed il danno biologico.
- vi deve essere la manifestazione di una lesione alla salute a seguito del comportamento di un terzo o per cause di natura;
- deve essere intervenuto un sanitario per fronteggiare tale lesione;
- deve presentarsi un errore da parte del medico nella gestione del caso del paziente;
- dalla condotta del medico deve scaturire un peggioramento delle condizioni di salute iniziali del paziente
Di cosa risponde il sanitario?
Il medico quindi aggrava, con la sua condotta colposa, le condizioni di salute di chi ha in cura, dando seguito al consolidarsi di postumi che il paziente avrebbe altrimenti evitato. In tal senso il vero problema riguarda la necessità di capire se il sanitario che ha causato l’aggravamento delle condizioni di salute debba rispondere dell’intero danno patito dal paziente, o solo della percentuale di danno derivante della sua condotta colposa.
Il punto della giurisprudenza sulla questione:
Come quantificare il danno?
Al fine di una corretta quantificazione del danno sarà necessario far riferimento alle conseguenze negative sulla salute del paziente cui hanno dato vita la patologia originaria non derivante dal comportamento colposo del sanitario. Il danno sarà quindi rappresentato dal differenziale tra invalidità residuata al paziente derivante dalla condotta del sanitario e quella frutto della lesione originaria alla salute se il trattamento sanitario fosse stato corretto.
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