Un ennesimo caso di infermiera serial killer ma questa volta è successo in Argentina. Un’infermiera neonatale è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio di cinque neonati e il tentato omicidio di altri otto. Il caso ha scioccato l’opinione pubblica e sollevato gravi interrogativi sulla vigilanza nelle corsie ospedaliere.
Indice
Il caso dell’infermiera che si credeva Dio
“Giocava a fare Dio, decideva chi viveva e chi moriva“: è questa la grave accusa del pubblico ministero argentino nei confronti dell’infermiera neonatale Brenda Cecilia Agüero, incriminata per cinque omicidi aggravati e altri otto tentati omicidi. L’episodio è avvenuto in un ospedale pediatrico di Córdoba, in Argentina.
Secondo le ricostruzioni, i primi sospetti sono sorti tra marzo e giugno 2022, quando diversi neonati apparentemente sani e senza cause cliniche evidenti hanno iniziato a manifestare improvvise insufficienze respiratorie acute e arresti cardiaci, attirando l’attenzione di due neonatologi dell’ospedale, da cui è partita una prima indagine interna.
Il sospetto ha assunto i contorni di un possibile caso di “criminalità seriale” quando, nel corso di un singolo turno, due neonati sono morti e altri due hanno rischiato di morire.
Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale (alcune delle fonti a fine articolo), familiari e personale sanitario avrebbero notato segni di iniezioni cutanee, compresa un’iniezione sulla schiena.
Le autopsie hanno rivelato casi di iperkaliemia e livelli elevatissimi di insulina nei corpicini delle vittime: quantità talmente alte da poter essere solo il risultato di una somministrazione intenzionale.
Dall’analisi delle schede terapie, inoltre, è emerso che non vi erano prescrizioni né di potassio né di insulina sui casi specifici, escludendo così in maniera definitiva l’ipotesi di errore sanitario e lasciando come unica pista quella della somministrazione dolosa, con l’intento di provocare danno o morte dei neonati.
I sospetti si sono concentrati facilmente sull’infermiera Brenda Agüero anche grazie alla testimonianza di una madre, che ha riferito di aver visto la donna somministrare qualcosa alla propria figlia poco prima che smettesse di respirare.
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Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai. Sempre più spesso, gli infermieri devono difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con la Direzione, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale.
Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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Il numero delle vittime prima di aver fermato l’infermiera serial killer
Il conteggio delle vittime è salito a 5 decessi e otto sopravvissuti, di cui due con gravi esiti neurologici.
Ma l’infermiera continua a dichiararsi innocente: “Non sono quel mostro che hanno creato sui media. Capisco il dolore delle madri, ma non sono la serial killer che hanno fatto credere a tutti“, ha affermato nella sua ultima dichiarazione in tribunale.
Le perizie psichiatriche sull’imputata delineano un profilo con tratti narcisistici ed eccentrici, assenza di empatia e piacere nella sofferenza altrui.
Secondo gli esperti, il movente sarebbe stato la ricerca di riconoscimento e attenzioni. In effetti, dietro ogni emergenza c’era sempre lei a segnalare l’accaduto. Nel suo cellulare sono stati trovati materiali sulla rianimazione neonatale (di per sé non sospetti), ma anche informazioni su come dosare il potassio e come supportare le famiglie in lutto per la perdita di un neonato.
Dopo circa tre anni di indagini, i giudici hanno condannato Brenda Cecilia Agüero all’ergastolo, con possibilità di libertà vigilata dopo 35 anni.
Oltre all’infermiera serial killer , il tribunale ha emesso condanne tra i 4 e i 5 anni anche nei confronti di dirigenti sanitari per omessa vigilanza. Attualmente sono liberi su cauzione, in attesa della sentenza definitiva.
La lunga coda di infermieri serial killer
Il caso argentino si lega ad una lunga serie di infermieri accusati o condannati come assassini seriali, tra cui l’italiana Fausta Bonino definitivamente condannata all’ergastolo e Leopoldo Wick ancora in fase di giudizio, l’infermiere americano che ha ispirato la serie Netflix “The Good Nurse” Charles Cullen, e infine Niels Hoegel che potrebbe essere considerato il peggiore serial killer della storia con 100 omicidi da lui confermati ma molti altri non ancora collegati.
E la terribile lista non si ferma qui, e dovrebbe far riflettere su quanto sia alta la responsabilità che accompagna la nostra professione.
Se chiunque, spinto da motivazioni disturbate, può infliggere così tanto male, allora è evidente quanto sia cruciale vigilare, formare e selezionare con attenzione chi si prende cura delle vite più fragili.
Fonti: People.com; Infobae.com
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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