Quella degli infermieri è una categoria sempre più triste, rassegnata e in fuga. In fuga da una professione usurante e non considerata tale, da carichi di lavoro insopportabili, da stipendi da fame, da un riconoscimento sociale prossimo allo zero assoluto e dalle continue prese in giro della politica.
Ed è in questo panorama assai poco attrattivo che, purtroppo, avvengono anche tragedie che dovrebbero far riflettere e che, di certo, non migliorano affatto l’appetibilità di una professione sempre più in crisi di adesioni.
Tragedia come quella di Antonella, infermiera 51enne morta di infarto nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì, durante il turno di lavoro all’Ifo di Roma, davanti ai suoi colleghi, dopo chissà quanti straordinari (le indagini sono in corso, VEDI Il Messaggero) e stress.
Tragedie come quella della collega 24enne del 118, stuprata sull’ambulanza lo scorso sabato da un paziente indiano 55enne, mentre questo veniva trasportato in codice rosso al Policlinico Umberto I di Roma (VEDI Roma Today). Chissà come e quando la giovane professionista si riprenderà da tutto questo.
Tragedie come quella di un infermiere di 47 anni, in servizio presso l’Ospedale di Imperia, che nella giornata di sabato ha provato a togliersi la vita nei bagni del nosocomio (VEDI ImperiaPost). Sono stati i suoi colleghi a trovarlo e ad allertare immediatamente i soccorsi.
Da quanto si apprende, le condizioni del professionista sono molto gravi e sono in corso delle indagini per comprendere le ragioni di un gesto tanto triste e che ha sconvolto profondamente il personale dell’Ospedale.
Quanti altri morti, tentati suicidi, aggressioni e fughe ci vorranno per far capire a chi di dovere che la misura è colma e che servono interventi imminenti e radicali per non gettare definitivamente nella pattumiera quell’inestimabile patrimonio rappresentato dagli infermieri italiani?
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento