L’Infermiere di famiglia è quasi legge! Al Senato è pronta la proposta.

Dario Tobruk 06/07/19
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È pronto il disegno di legge n. 1346 della 18° Legislatura “Introduzione della figura dell’infermiere di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare” che introduce e propone l’infermiere di famiglia come figura strategica nelle cure territoriali.

Affiancata al medico di famiglia, al pediatra e allo specialista ambulatoriale, l’infermiere di famiglia entra di diritto nel pantheon dell’assistenza territoriale.

L’infermiere di famiglia figura strategica

Grazie ad un eventuale modifica della legge 502/92 ed altre integrazioni, il senatore Gaspare Antonio Marinello (M5S) insieme ad altri pentastellati, si prefiggono “l’obiettivo del pieno riconoscimento della professione infermieristica come figura di riferimento per lo sviluppo e il potenzia­mento dei servizi territoriali di assistenza territoriale e domiciliare, al fine di salva­guardare lo stato di salute dei cittadini e fronteggiare i problemi legati alla diffusione della cronicità e diminuire altresì gli accessi in pronto soccorso e le degenze ospedaliere, garantendo assistenza ai malati cronici che non richiedono cure intensive in ospedale” (Articolo 1).

Dove opera l’infermiere di famiglia?

Specificato l’ambito di azione del professionista “responsabile delle cure domiciliari del paziente“.

Con cure domiciliari quindi si “intende la modalità di assistenza sanitaria erogata al domicilio del paziente dall’infermiere in collabora­zione con il medico di famiglia, alternativa al ricovero ospedaliero, destinata a persone con patologie trattabili a domicilio volta a favorire la permanenza del paziente nel pro­prio ambiente” (Articolo 2).

A chi è rivolta l’attenzione dell’infermiere di famiglia?

È nell’articolo 3 di questa proposta di legge che vengono apportate alcune modifiche al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 in materia di funzioni e organizzazione del distretto sa­nitario.

Nello specifico viene introdotta la figura dell’infer­miere di famiglia che, in sinergia e collabo­razione con i medici di medicina generale e con i servizi distrettuali, deve assicurare la presa in carico dei cittadini anche tenendo conto del riassetto delle cure primarie introdotto dalla legge Balduzzi del 2012.”

Quali sono le competenze dell’infermiere di famiglia?

L’articolo 4, infine, apporta alcune modi­fiche « decreto Balduzzi » e in particolare all’ar­ticolo 1, comma 1, nel riordino dell’assistenza territoriale e mobilità del per­sonale delle aziende sanitarie, introducendo la figura dell’infermiere di famiglia preve­dendo una serie di competenze per la nuova figura professionale.

Disegno di legge n.1346/2019 ” Introduzione della figura dell’inferm. di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare ” Senato.it

In riferimento all’assistenza domiciliare di cui al comma 1, all’infermiere di Atti parlamentari – 5 – Senato della Repubblica – N. 346
XVIII LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI – DOCUMENTI famiglia sono attribuite le seguenti competenze:

  • a) identificare e valutare lo stato di salute ed i bisogni degli individui e delle famiglie nel loro contesto culturale e di comunità;
  • b) pianificare ed erogare assistenza alle famiglie che necessitano di interventi specifici;
  • c) promuovere la salute dei soggetti, delle famiglie e delle comunità;
  • d) sostenere ed incoraggiare gli individui e le famiglie nella partecipazione alle decisioni relative alla loro salute;
  • e) applicare la conoscenza di diverse strategie di insegnamento e di apprendimento con i soggetti, con le famiglie e con le comunità;
  • f) partecipare alle attività di prevenzione;
  • g) provvedere a un costante aggiornamento e allo sviluppo professionale attraverso la formazione continua;
  • h) pianificare e realizzare interventi informativi ed educativi rivolti ai singoli, alle famiglie e alle comunità, atti a promuovere modificazioni degli stili di vita e una migliore aderenza ai piani terapeutici e riabilitativi, utilizzando e valutando diversi metodi di comunicazione;
  • i) partecipare alla ricerca, recuperando dati epidemiologici e clinici in relazione a specifici obiettivi conoscitivi e assistenziali.

Nessun cenno ancora al Master specialistico in “Infermiere di famiglia e di comunità”

Certi della futura integrazione di elementi indispensabili per caratterizzare al meglio questa professione, attualmente nel disegno di legge non è prevista alcuna selettività all’accesso della figura dell’infermiere di famiglia per i soli possessori di Master di 1° livello in “Infermieri di famiglia e di comunità”.

Questo potrebbe comportare un vulnus meritocratico per i tanti colleghi che con enorme sacrificio hanno conseguito un master specialistico apposito, con la speranza di poter ricoprire una professione così difficile e delicata come quella dell’infermiere di famiglia.

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L’ infermiere di famiglia e di comunità

Nella dialettica tra comunità, persona, famiglia e sistema solidale, una dialettica oggi sempre più difficile a causa dei mutamenti demografici in atto, si inserisce l’infermiere di comunità e di famiglia: due aree di competenza differenziate e complementari, che obbligano a un ripensamento profondo del ruolo e della professione, dal punto vista clinico, sociale e organizzativo. In queste pagine l’attenzione si concentra su storie che riuniscono, senza soluzione di continuità, bambini, adulti, anziani e le loro comunità. Storie dove le competenze e le capacità tecniche storiche dell’infermiere sorreggono quelle innovative. in cui le relazioni intense dei protagonisti mettono in moto la creatività e la capacità di attivare risorse, anche eterodosse, per sviluppare interventi partecipati di prevenzione e percorsi assistenziali condivisi e personalizzati. Apparirà ancora più chiaro che l’assistenza non può e non deve essere standardizzata, ma deve essere personalizzata a seconda delle esigenze delle persone e delle caratteristiche delle comunità. “Questo libro – tecnico e coinvolgente – dovrebbe finire in mano a tante persone… Sono pagine che parlano alle nostre esistenze. Alla vita di chi ha dedicato le proprie giornate al sociale. a chi si è appena affacciato a quello che, probabilmente, domani sarà il suo lavoro. a coloro che comunque nutrono interesse, più con il cuore che con la mente, a fatti e vicende che toccano uomini e donne soprattutto nel periodo della difficoltà e dell’abbandono” (dalla Presentazione di don Mario Vatta).

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Per approfondire:

Fonti:

 

 

Dario Tobruk

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